Monti accontenta i democratici No election day, bruciati 100 milioni

RomaAlla fine è passata la linea «morbida», costi quel che costi. Morbida nei confronti del Pd e di Bersani, che ci teneva a portare al voto Lombardia, Lazio e Molise senza il ragionevole accorpamento con le elezioni politiche. Altro che election day, altro che risparmio delle spese superflue: il ministro Cancellieri ha comunicato ieri che la data del voto regionale anticipato sarà il prossimo 10 e 11 febbraio, e pazienza se un centinaio di milioni saranno buttati dalla finestra. Un piacerino al partito di prossima maggioranza relativa (almeno sulla carta) Monti non ha voluto negarlo.
Eppure la legge di stabilità si avvia rapidamente verso il voto di fiducia e - ancor più rapidamente - aumenta anche il debito pubblico. Bankitalia rende noto l'ennesimo record: il debito pubblico è aumentato in settembre di 19,5 miliardi rispetto ad agosto, portando il totale a 1.995,1 miliardi di euro mentre lo Stato ha incassato 22,6 miliardi di tasse, con le entrate fiscali a 280 miliardi di euro, in aumento di circa 7 miliardi (+2,6%) rispetto allo stesso periodo del 2011. Nonostante l'aggravarsi della recessione, gli italiani pagano più tasse di prima.
Il fatto è che le riforme del governo Monti non producono risparmi di spesa. L'unico intervento utile a tal fine, cioè la riforma delle pensioni, è stato praticamente vanificato dal pasticcio degli esodati. Con l'emendamento alla legge di stabilità votato in commissione Bilancio della Camera, si salvaguardano altri 10.130 esodati, che si aggiungono ai 120mila salvati in precedenza. Ma il costo di questo salvataggio è altissimo, si sfiorano i 10 miliardi di euro, contro i 13 miliardi di risparmi complessivi stimati dalla Ragioneria.
Fra le coperture all'emendamento sugli esodati, il congelamento per il 2014 della rivalutazione automatica dei vitalizi di parlamentari e consiglieri regionali (sarebbe stato singolare il contrario, visto che il congelamento riguarda tutte le pensioni sopra i 2.880 euro lordi). Il nuovo emendamento sulla parte fiscale della manovra è stato presentato in serata. Prevede 800 milioni aggiuntivi per la detassazione della produttività nel biennio 2014-2015, l'abolizione del tetto di 3mila euro alle detrazioni fiscali e della franchigia di 250 euro sulle deduzioni, e un aumento della detrazione sui figli a carico, dagli attuali 800 a 980 euro. Si arriva fino a un massimo di 1.080 euro se i figli hanno meno di tre anni d'età. Gli sconti calano col salire del reddito.
Per quanto riguarda le imprese, per il 2014 è previsto un taglio dell'Irap per 954 milioni. Confermato l'aumento Iva dal 21 al 22% a partire dall'1 luglio 2013, il mantenimento dell'aliquota del 10% e la cancellazione delle riduzioni delle due prime aliquote Irpef. Le risorse disponibili dal mancato taglio Irpef sono così distribuite: 1 miliardo alle famiglie per il 2013, quasi tre miliardi per famiglie e imprese nel 2014, e 2,5 miliardi sempre per famiglie e imprese nel 2015.

Proposto anche un fondo per l'esenzione Irap ai piccoli imprenditori, con 540 milioni nel biennio 2014-15. Intanto il ministro della Pubblica amministrazione Patroni Griffi (nel tondo) avverte: «Tra gli statali almeno 4mila esuberi».

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