"Manca una figura attrattiva". I sondaggisti asfaltano Bonaccini e Schlein

Il congresso non sarà risolutivo. I sondaggisti: "Il Pd non ha un'identità chiara". E avvertono: "Né Bonaccini né la Schlein possono fermare il M5S"

"Manca una figura attrattiva". I sondaggisti asfaltano Bonaccini e Schlein

Stefano Bonaccini o Elly Schlein. Il dirigente di partito oppure l’outsider appoggiata da tutta la nomenklatura uscente? Il Pd è a un bivio, stretto ai lati tra il Terzo Polo e i Cinquestelle.

In corsa ci sarebbe ancora l’ex ministro Paola De Micheli, mentre il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, ha scelto di sostenere Bonaccini. L’ex ministro Andrea Orlando, capocorrente della sinistra del partito, è ancora indeciso: “Non so cosa farò, ma di sicuro non sosterrò Bonaccini”, ha detto parlando con i cronisti in Transatlantico. Nei fatti, però, la sfida è tra il governatore dell’Emilia-Romagna, appoggiato dagli ex renziani di Base Riformista, e la sua ex vicepresidente che gode del sostegno di Romano Prodi, delle Sardine, dei franceschiniani e dei lettiani. “Quel che sta dividendo il Pd dai suoi elettori è proprio questo stilare degli elenchi di chi sta con chi”, commenta a ilGiornale.it Carlo Buttaroni, presidente di Tecné che, per il momento, vede ancora in vantaggio Bonaccini che appare “più istituzionale e attrattivo verso gli elettori del Pd, mentre la Schlein è più sociale e può giocarsi le sue chances tra gli elettori di area di centrosinistra”. Entrambi i candidati, secondo il sondaggista, non sono né eccessivamente divisivi né troppo unificante e nessuno dei due potrebbe riuscire a frenare la perdita di consensi verso sinistra. “Bonaccini è una figura più dialogante con la parte produttiva del Paese, mentre Elly Schlein è più affine a un’opinione pubblica che culturalmente occupa un campo. Ma, nessuno dei due ha messo in campo parole d’ordine capaci di fermare l’esodo di elettori dal profilo socialmente molto fragile verso il M5S”, sottolinea Buttaroni che evidenzia come, finora, il tema del lavoro sia rimasto totalmente assente dall’agenda politica dei due politici in gara.

Entrambi i candidati sembrano deboli e divisivi anche secondo Maurizio Pessato, vicepresidente di SWG, che sottolinea: “Manca una personalità attrattiva e di spicco. Bonaccini e Schlein sono figure che o sono sulla scena politica già da tempo oppure non hanno ancora avuto modo di essere mentori del cambiamento necessario al Pd”. E, mentre i democratici si scontrano nel loro ‘congresso costituente’, i Cinquestelle volano nei sondaggi. “Ormai il M5S ha superato il Pd, ma il nuovo segretario non sarà così determinante per la risalita”, spiega Fabrizio Pregliasco di YouTrend che vede nella Schlein una figura “dall’anima più movimentista e progressista” che potrebbe parlare più facilmente con i pentastellati, mentre il favorito Bonaccini “è il più unificante”. Al momento, però, secondo gli esperti, la crisi del Pd è molto profonda e non basta scegliere il successore di Letta per risalire la china. “Oggi il Pd paga la non identità, visto e considerato che Letta è un leader dimissionario. Solo un partito con una leadership, una linea e un’identità riconoscibile può tornare a toccare palla”, sentenzia Pregliasco. “L’importante è che facciano una scelta e che si raccolga una maggioranza attorno a una proposta più che a una persona. Finché non definiscono una proposta e una strategia del Pd, i Cinquestelle avranno il vantaggio di aver scelto una linea”, gli fa eco Pessato. Sullo sfondo, intanto, aleggia sempre il pericolo scissione.

Un’eventualità che viene respinta dal deputato Andrea De Maria: “La nostra forza è che noi scegliamo democraticamente il nostro segretario democraticamente col voto di migliaia e migliaia di iscritti e cittadini. Io appoggio Bonaccini e penso che avrà tutta la capacità di unire il partito, ma chiunque vincerà sarà il mio segretario”.

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