"Era una battuta...". Lo scivolone di Calenda sul premier "semifascista"

All'evento politico prima delle elezioni in Lombardia, Carlo Calenda rintuzza le accuse a Fdi ma poi se le rimangia

"Era una battuta...". Lo scivolone di Calenda sul premier "semifascista"

Scivolone di Carlo Calenda, che alla fine di una settimana di toni elevatissimi in cui la maggioranza, in particolare Fratelli d'Italia, è stata accusata di squadrismo e di fascismo per il caso Cospito, ci mette del suo prima di fare marcia indietro. Tuttavia, mentre da altre parti hanno tenuto il punto, quasi rivendicando le accuse al partito di maggioranza, Carlo Calenda ha tentato di insabbiare il tutto facendo credere che, dopo tutto, la sua su Giorgia Meloni fosse solo una battuta. Probabilmente si è accorto di aver travalicato il limite e di essere sceso al livello della politica che lui, da tempo, pubblicamente contesta.

Tutto è accaduto durante l'evento elettorale di Milano organizzato dal Terzo Polo a sostegno di Letizia Moratti, candidata alla presidenza della Regione Lombardia. Parlando del lavoro dell'attuale governo e dell'ipotesi portata avanti da tutta la maggioranza di arrivare a una riforma costituzionale sul semipresidenzialismo o presidenzialismo, anche se questo risulta essere più complicato da raggiungere, il leader di Azione ha dichiarato: "Cara Giorgia Meloni ti proponiamo questo: non toccare la presidenza della Repubblica che è l'unica cosa che funziona in questo Paese. Senza l'unità della Nazione se ne va a farsi benedire. E che io lo debba spiegare a una nazionalista semifascista è deprimente. Via i busti e un po' di nazionalismo".

Dopo le ovvie proteste di chi ha contestato i toni di Carlo Calenda in un momento in cui l'Italia non se lo può permettere, il leader di Azione ha fatto un passo indietro. "Se manco nazionalisti semifascisti riconoscono il valore della cultura patria siamo messi malissimo. Era una battuta evidentemente", ha scritto Carlo Calenda in un tweet.

Una prassi purtroppo diffusa quella di riparare in un secondo momento sulla "battuta", facendo credere che si trattasse di qualcosa di goliardico, nel momento in cui ci si rende conto di aver detto qualcosa di sbagliato. Sarebbe stato più elegante scusarsi per la parola e endare oltre, invece di ripiegare in questo modo, ma la maturità politica, evidentemente, non abbonda.

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