"Io, utopista e picchiatello" Così Greganti dribbla i pm

Tangenti Expo, il compagno G sfiora il ridicolo negli interrogatori per negare il suo coinvolgimento. "Nessuno crede che io faccia un’attività utile alla gente"

"Io, utopista e picchiatello" Così Greganti dribbla i pm

Un po' fa battute, un po' le spara grosse. Come vent'anni fa, si sdraia di traverso all'inchiesta, a costo di non essere creduto dai giudici. D'altronde, lui è Primo Greganti, il «compagno G». Se sa qualcosa che provocherebbe guai al Pd, si può stare certi che non lo dirà. D'altronde, spiega ai magistrati, «io sono un utopista». Mentre gli altri arrestati dell'inchiesta Expo ammettono, si barcamenano, inventano scuse, lui - interrogato nel carcere di Opera, il 12 maggio scorso - nega tutto. Piaccia o non piaccia, un gigante.

«MI MANDA A CASA?»

Il giudice Fabio Antezza spiega a Greganti che «tutto verrà registrato e all'esito delle sue dichiarazioni verrà anche trascritto». E lui: «Pensavo che mi dicesse: “All'esito delle sue dichiarazioni vediamo se mandarla a casa”. No, scherzo, è una battuta». Al momento di dichiarare le generalità, poi, a nome e cognome aggiunge: «Ogni tanto qualcuno mi chiama “compagno G”».

«SONO SCANDALIZZATO»

«Nego gli addebiti», dice Greganti. E quando gli contestano le intercettazioni in cui Frigerio sembra prevedere una quota di soldi anche per lui ribatte: «Sono scandalizzato che parlino di me (...) Fare il nome di Greganti, accreditare che c'erano rapporti con Greganti, voleva dire accreditarsi un passo in più per loro, nel mondo (...) Perché Greganti cosa vuol dire? Vuol dire quello che i giornali dicono in questi giorni, c'era una cupola, Greganti, la sinistra». Dopodiché, dice, «può darsi che loro abbiano pensato di ripartire questo importo anche con me e poi ci hanno ripensato su. Con me però non hanno mai concordato di dividere quell'importo perché io non ho mai fatto nulla in rapporto alla questione a cui loro si riferiscono».

«UN MONDO CHE NON C'È PIU' »

«Io vivo con una pensione di 1.600 euro al mese - racconta ancora Greganti - di cui cinque e cinquanta li do per la figlia che non frequento. Quindi non vivo sopra le righe, eh? Sono un utopista che vive nel mondo che probabilmente non c'è più». Tra le sue utopie, non c'è più la collettivizzazione delle terre ma qualcosa di ancora più ardito: «Il mio progetto della filiera del legno che deve conquistare il mondo (...) Sto lavorando anche a creare un'università in sette-otto paesi, che faccia questo, la formazione di nuovi architetti e ingegneri per utilizzare questa roba che può consentirci con pochi costi, a costo zero, di ristrutturare le nostre città». Per questo, e non per gli appalti di Expo, si dava da fare: «Io non sono capace a ballare, non sono capace a giocare a bocce, mi gratifica il lavoro perché faccio le cose in cui credo».

GLI INCONTRI ROMANI

Il pm chiede a Greganti di spiegare i suoi viaggi a Roma tutte le settimane. «Contatto tutti quelli che posso contattare perché sono interessato a far condividere questo progetto a molto mondo imprenditoriale (...) Incontro una volta l'onorevole Pittella (Giancarlo Pittella del Pd, ndr), gli chiedo se ci sono strumenti europei per poter (...) Dall'analisi dei miei computer potete trovare tutto, chi ho incontrato, chi non ho incontrato». Chiede il pm: si è incontrato a Roma con personaggi politici, con personaggi delle istituzioni, per discutere anche di procedure di appalto pubblico in corso? Ma l'unico contatto che Greganti ammette è quello con il numero uno di Sogim, Giuseppe Nucci, con cui ha parlato di appalti e di cooperative: «Lui mi ha detto “chiunque voglia partecipare deve iscriversi all'albo fornitori”, e io ho fatto iscrivere all'albo una cooperativa che non ha mai preso un lavoro».

MAI NOTIZIE RISERVATE

«Io non ho dato soldi a nessuno, non ho preso soldi da nessuno, non vivo sopra le righe, non ho chiesto a nessuno di fare cose fuorilegge. Ho incontrato molte volte anche Paris (Angelo Paris, capo degli appalti di «Expo, anche lui arrestato, ndr) ma non ho mai chiesto di darmi notizie riservate (..) Ho incontrato Paris perché lì si fanno quarantatrè padiglioni in legno, c'è un'ingegneria evoluta, lì a Milano, che a me interessa conoscere». Però ammette di avere chiesto un incontro a Paris per perorare la causa di una coop, la Viridia, in affari con Expo: «Ci sono stati un paio di incontri in cui si parla di quella roba lì, punto, è finita lì»

CAMMELLI? NO GRAZIE

Greganti spiega al giudice il suo interesse per la Cina e per le tecnologie del legno. Il giudice: «Se a lei fossero interessati i cammelli sarebbe andato dagli arabi a chiedere dei cammelli?». E Greganti, brusco: «A me i cammelli non interessavano. A me interessa una cosa che può dare lavoro a centinaia di migliaia di persone». Il giudice: «Per spirito altruistico?». Greganti: «Se me lo consente sì, se no non vivrei come sto vivendo, chiaro? Sono un'utopista, forse un po' picchiatello. La gente non ci crede che uno possa fare del volontariato, possa fare attività utile per la gente, ma che cosa devo fare?»

SOLO QUALCHE LEGGEREZZA

«Posso avere anche magari compiuto qualche leggerezza, non so bene che cosa, non riesco bene a capire, e non riesco neanche a capire come una delle manifestazioni più importanti del mondo dei prossimi anni sia messa in difficoltà da una cupola in cui c'era Greganti. Ma siamo impazziti? In cui c'era Greganti, ma si immagini (...) Certo io avrei potuto davanti a cose denunciare, fare, brigare, non lo so (...) può darsi che abbia compiuto qualche... ma io però non ho mai millantato di avere incontrato Sala (Giuseppe Sala, commissario di Expo, ndr) che non conosco. Non ho mai incontrato Bersani, non ho mai avuto un dialogo in vita mia con Bersani, io».

«È LA MIA MORTE POLITICA»

«Questa - conclude il compagno G - è la mia morte politica, non politica perché io aspiri a...

non faccio, non sono dirigente politico, sono sensibile ai problemi sociali. Ma è la mia morte... settant'anni... sa che dopo le vicende giudiziarie del '93 io è come se avessi avuto la rogna per alcuni anni? Capisce?».

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