Nuove minestre da riscaldare

I segretari del Pd sono come la mozzarella, hanno una data di scadenza ravvicinata, indipendentemente dai risultati che ottengono

Nuove minestre da riscaldare
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Elly Schlein sta per tagliare il traguardo dei due anni della sua segreteria e puntualmente iniziano le grandi manovre per destituirla, o quantomeno ridimensionare il suo potere che fino ad ora è stato pressoché assoluto. I segretari del Pd sono come la mozzarella, hanno una data di scadenza ravvicinata, indipendentemente dai risultati che ottengono. Per intenderci, Renzi è stato fatto fuori dai suoi dopo aver battuto il record di consensi con quel quaranta per cento alle elezioni europee del 2014. Il segnale che ci siamo l'ha dato ieri Romano Prodi, che è arrivato a ipotizzare addirittura una scissione per tornare all'epoca pre-Pd, a quell'Ulivo in cui gli ex comunisti del Pds e gli ex democristiani della Margherita erano soltanto alleati: «Se si vogliono vincere le elezioni - ha detto il

fondatore dell'Ulivo parlando a Omnibus su La7 - c'è bisogno della sinistra e di una parte che va al centro. Dentro il Pd o fuori? Questo si vedrà. So che il Pd è l'àncora di questo movimento, ma non basta». Ma sempre nella miglior tradizione della sinistra, anche i frondisti anti-Schlein che puntano a riportare il partito verso il centro partono divisi. Oggi a Milano si riunisce la corrente che fa capo a Ernesto Ruffini e a Orvieto quella che si ritrova attorno a Paolo Gentiloni. È possibile che un fresco ex assatanato capo delle tasse, Ruffini, e vecchi arnesi della politica come Prodi, Gentiloni e Delrio possano davvero scaldare i cuori degli elettori? Qual è il progetto, visto che se pure si staccassero dal Pd poi avrebbero bisogno di allearsi con il Pd e con i Cinque Stelle per non scomparire nelle urne? Dov'è il sogno da

contrapporre a quello che il centrodestra ha offerto con successo agli italiani? A me pare la solita, ennesima minestra riscaldata, una situazione già vista - soprattutto già vista perdere - che si vuole far rivivere per mere questioni di potere, pur sapendo che non ha alcuna possibilità di

successo. O è il corpaccione del Pd a spostarsi al centro, come accadde con Renzi, o non succederà nulla di significativo. Il centro, di suo, lo sosteniamo da tempo, è un bel posto per governare, ma non per vincere le elezioni.

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