"Pagata cara la mia opposizione al tesoriere"

Bruzzone: "Sospettavo i suoi traffici, ma la Mauro me lo impose". Il segretario regionale e i veleni in vista del congresso

"Pagata cara la mia opposizione al tesoriere"

L’ultimo regalo che Francesco Belsito ha fatto alla Liguria è un foglio fatto firmare sulla fiducia a Umberto Bossi, col quale si rinvia il congresso regionale dal 31 marzo scorso a dopo le Amministrative. Una mossa per contrastare la candidata, maroniana di ferro, Sonia Viale, alla quale il Cerchio magico ha contrapposto il deputato imperiese Giacomo Chiappori. E così adesso in Liguria è l’ora dei veleni, complice un’intercettazione in cui l’ex tesoriere sotto inchiesta, al telefono proprio con Chiappori parla di 50mila euro dati al segretario regionale Francesco Bruzzone in cambio di un posto nel Cda della Fincantieri.
È l’ora dei veleni e dei riposizionamenti, certo. Per dirne uno, ieri il candidato sindaco Edoardo Rixi, cresciuto all’ombra del Cerchio e firmatario con Belsito, così pare, della candidatura di Chiappori, si è dimesso da vicesegretario del partito, subito dopo essersi presentato a fianco del maroniano sindaco di Verona Flavio Tosi per condividerne la battaglia di «rinnovamento». Obiettivo dichiarato: «Azzerare i vertici regionali», e cioè Bruzzone. Il segretario non conferma attriti, anzi: «Non è il momento di dividersi». La firma di Rixi per Chiappori? «Non sono titolato a dare queste informazioni». E però qualche sassolino dalla scarpa se lo toglie, Bruzzone. La storiaccia di Fincantieri la spiega così: «I soldi di cui parla Belsito non furono 50mila euro, ma 40mila. E li ricevetti non io, ma la segreteria federale. Fui io a insistere, certo. Perché Belsito era appena arrivato, e volevo essere certo che versasse la quota del 20 per cento al mese che ogni leghista eletto, nelle assemblee o nei Cda, deve versare al partito. Poiché non mi fidavo glieli chiesi anticipati per tre anni. Lui li versò in due tranche da 20mila euro, regolarmente registrati». Del resto, all’epoca Belsito non era ancora tesoriere.
Adesso in molti imputano a Bruzzone l’omesso controllo, non fosse altro che fu nel suo ufficio che Belsito incominciò la sua carriera leghista. «Ero presidente del consiglio regionale, arrivò accompagnato dall’allora tesoriere Maurizio Balocchi, perché non avrei dovuto fidarmi?».
E invece, come si dice, vatti a fidare. Non fu difficile accorgersi che qualcosa non quadrava: Belsito girava in Porsche e conduceva una vita ben al di sopra della media, venendo però da un passato di buttafuori e di autista, non proprio una carriera d’oro. «Se non hai vinto al totocalcio, qualche dubbio lo attiri - dice ora Bruzzone -. Ma io, come tutti, i bilanci non li ho mai visti, non potevo certo immaginare questa roba». Una cosa però nel dubbio la fece, e fu rimuoverlo dal comitato amministrativo regionale: «Feci fatica a toglierlo di lì e fu una fatica vana, perché dopo dieci giorni dovetti riammetterlo. La mia segreteria era commissariata da Rosi Mauro». Era scattato, il commissariamento, per le Regionali 2010, si disse che Bruzzone non poteva fare il segretario e al contempo il candidato. Passate le elezioni però, la Rosi non schiodò, delegata di via Bellerio a mantenere un presidio cerchista, così come in Emilia. Fino al gennaio scorso, quando i cerchisti, dalla Mauro a Reguzzoni, vennero ridimensionati in seguito al braccio di ferro fra Bossi e Maroni sul veto prima imposto e poi ritirato ai comizi di Bobo.
Anni in cui, dice amaro Bruzzone, «sono rimasto a fare il mio mestiere di non segretario. Se è questo che il partito voleva da me, io l’ho fatto, restando rigidamente a disposizione, anche subendo decisioni che non condividevo. Perché sono nella Lega da sempre e qui è sempre funzionato così, almeno per me: ordine e disciplina».

È stato il prezzo di aver avversato Belsito? «L’ho pagato caro, ma sono ancora qui». Il congresso che si sarebbe dovuto tenere dopo le elezioni, ora la Lega proverà a celebrarlo subito. Per chiudere, si spera, la stagione dei veleni.

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