Il giorno dopo l'informativa del ministro Daniela Santanchè, che al Senato si è difesa dalle accuse rivoltale da Report e da alcuni giornali sulla gestione della società Visibilia, lo scontro sulla giustizia si infiamma ancor di più per il "caso Delmastro", con il gip di Roma che ha rifiutato l'archiviazione della posizione del sottosegretario chiesta dalla procura di Roma in merito al caso Cospito. Le opposizioni ora vanno all'attacco e chiedono le dimissioni di entrambi gli esponenti di governo e Palazzo Chigi risponde facendo quadrato e respingendo ogni possibile passo indietro.
La scelta del governo, anzi, è quella di passare al contrattacco, mettendo nel mirino quella parte della magistratura che, secondo Palazzo Chigi, starebbe svolgendo più che altro un'azione politica, come forza di opposizione. Molto dure le parole che escono dal governo. "In un processo di parti non è consueto che la parte pubblica chieda l’archiviazione e il giudice dell’udienza preliminare imponga che si avvii il giudizio", a proposito del caso Delmastro.
Sulla Santanchè, invece, la posizione di Palazzo Chigi è netta: "In un procedimento in cui gli atti di indagine sono secretati è fuori legge che si apprenda di essere indagati dai giornali, curiosamente nel giorno in cui si è chiamati a riferire in Parlamento, dopo aver chiesto informazioni all’autorità giudiziaria". Da Palazzo Chigi sottolineano che "quando questo interessa due esponenti del governo in carica è lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee".
Molto dura la reazione di Elly Schlein, segretaria Pd: "Quella del sottosegretario Delmastro e della ministra Santanchè stanno ormai diventando due pagine davvero inquietanti della cronaca politica italiana. Ed è assolutamente inaccettabile in un sistema democratico che, anzichè rispondere alle gravi accuse nel merito, Palazzo Chigi alimenti un pericoloso scontro tra poteri dello Stato diffondendo una nota con toni intimidatori nei confronti della magistratura". La leader dem poi si rivolge alla premier: "A questo punto è inevitabile che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni esca dal suo silenzio e si assuma le sue responsabilità. Hanno passato il segno e non si può andare avanti così".
Intanto Enrico Costa, vicesegretario e deputato di Azione, osserva: "Se Palazzo Chigi ha elementi per sostenere che determinate iniziative giudiziarie o la fuoriuscita di notizie riservate siano poste in essere da una parte della magistratura con finalità politiche, deve essere conseguente e formalizzare una denuncia. Perché fatti così gravi non possono restare confinati in una dichiarazione 'anonime' di non meglio precisate 'fonti'. Diversamente la loro è un’infondata fesseria senza fondamento".
E il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, fa un parallelo storico: "A qualcuno dà fastidio che si possa fare riforma giustizia", dice a Controcorrente (Rete 4) rispondendo a una domanda sulla querelle politica sollevata da una nota di Palazzo Chigi. "Ma noi di Forza Italia conosciamo bene quale sia stato l’atteggiamento di alcuni magistrati, noi vogliamo una giustizia in cui il cittadino sia tutelato, non vittima di decisioni che limitano la sua liberta senza garanzie. Io ricordo che gli attacchi a Berlusconi partirono con un avviso di garanzia annunciato da un giornale mentre era in corso un vertice a Napoli".
Una situazione analoga, osserva, a quella del ministro Daniela Santanchè. "Bisogna rispettare le regole - conclude - se c’è un avviso di garanzia, si informa l’interessato non un giornale. Se no, vuol dire che c’è malafede".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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