Roma - Vendita delle case popolari dando la possibilità agli inquilini di riscattarle in vent'anni, Imu federale che escluda la prima casa (e comunque non costi di più ai contribuenti del regime attuale), mano più leggera sui pensionati, destinazione di tutti i soldi del cuneo fiscale alla detassazione degli straordinari e una rivoluzione sulle clausole di salvaguardia. Emergono altri particolari degli emendamenti Pdl alla legge di Stabilità che saranno presentati alla commissione Bilancio del Senato presieduta da Antonio Azzollini. In totale sono stati presentati 3.100 emendamenti, 2mila dalla maggioranza. Saranno votati a partire da martedì, con l'obiettivo di portare il provvedimento in Aula il 20 novembre.
Sul pacchetto Pdl, sostenuto dai due capigruppo di Camera e Palazzo Madama, Renato Brunetta e Renato Schifani, e dal capogruppo della commissione Finanze, Daniele Capezzone, il partito del centrodestra ha intenzione puntare i piedi.
«Cambierà o a casa si va», è il leit motiv. Il ragionamento di base è che la legge, così come è formulata, è un regalo agli elettori di sinistra e una stangata verso le categorie più vicine al centrodestra. Quindi deve cambiare.
Tra le proposte di modifica ci sono quelli già note. La «vendita delle spiagge» che ha sollevato reazioni opposte. Poi la rottamazione delle cartelle del fisco, dietro il pagamento dell'80% della somma iscritta al ruolo, anche questa accompagnata da polemiche.
Per quanto riguarda le case popolari, il Pdl punta al riscatto da parte degli inquilini di due milioni di immobili ex Iciap (enti che un emendamento punta ad abolire del tutto) e dei Comuni, destinando le risorse all'housing sociale. Ora costano dai 4 ai 5 miliardi all'anno, una volta ceduti farebbero entrare risorse fresche nelle casse pubbliche grazie a un canone ventennale pagato dagli ex inquilini divenuti proprietari.
Sempre sul versante casa, il Pdl propone una assicurazione obbligatoria sui danni da calamità naturali sul modello Usa. In sintesi, polizze convenienti solo per gli enti locali virtuosi, che non fanno costruire nelle aree a rischio di terremoti, frane e alluvioni.
Confermata la linea dura sulla Service tax. Il gettito della tassazione sulla casa deve essere più o meno pari a quello del 2013, cioè poco sopra i 20 miliardi. Ai Comuni devono andare 3-4 miliardi per escludere la prima casa. I primi cittadini devono farsi carico direttamente della riscossione e la nuova tassa dovrà sostituire del tutto la componente Irpef degli immobili. Le coperture devono venire dall'applicazione dei costi standard alla sanità e anche ai Comuni. Le amministrazioni cittadine dovranno aggregare servizi con altri Comuni e realizzare risparmi per 2,5 miliardi di euro. Se non sarà centrato l'obiettivo, scatterà le clausola di salvaguardia: taglio dei trasferimenti agli enti locali e commissariamento per chi sfora. Dagli enti locali il Pdl pretende anche una vera privatizzazione di tutte le public utilities.
Sulla clasuole il Pdl vuole rovesciare completamente la filosofia. Sono delle polizze che servono a garantire entrate attese ma non sicure. Quasi sempre consistono in nuove tasse di varia natura, che scattano se gli obiettivi non sono raggiunti. Il Pdl propone di cambiare regime, a partire dalla prossima spending review. Se non darà i risultati sperati devono scattare tagli lineari alla spesa e non aumenti di imposte. Oltre alla spending review la clausola di salvaguardia fatta di tagli, deve riguardare anche la razionalizzazione delle detrazioni fiscali. Se non sarà attuata e se non darà maggiori entrate per 500 milioni - nella proposta del Pdl - saranno disposti tagli lineari alle spese dei ministeri per lo stesso importo.
Ricetta radicalmente diversa dal Pd, quella sul costo del lavoro. Il taglio del cuneo rischia di non essere efficace e su questo sono tutti d'accordo.
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