Il direttore di Enfapi: "Non possiamo fare tutti i dirigenti"

La pubblicità di una scuola professionale: "Studi tanto e fai il precario o fai un corso e ti realizzi?". Purtroppo c'è del vero...

Il direttore di Enfapi: "Non possiamo fare tutti i dirigenti"

Umberto Palumbo, direttore di Enfapi, è vostro il poster col secchione disoccupato e l'operaio corteggiato dalle aziende?
«Eh sì: è un'iniziativa di qualche tempo fa, ma qualche copia circola ancora, specie in rete. Ha suscitato un acceso dibattito, ed era ciò che volevamo, ma in termini di iscrizioni il ritorno è stato deludente: il pubblico al quale ci rivolgiamo non legge neppure i manifesti, evidentemente».

Davvero credete che studiare tanto sia inutile?
«No. La nostra provocazione mirava a far emergere l'etica del lavoro, che ha arricchito il Nord e che oggi è andata perduta: i genitori vogliono i figli ingegneri o veline, mentre le aziende cercano gente che non abbia smarrito il senso e l'abilità del lavoro manuale».

E lei, laureato, con i suoi figli come si è comportato?
«Mia figlia è laureata. Ha scelto da sé. In famiglia ne abbiamo parlato, ma senza imporle alcunché».

Non è una contraddizione?
«No. E mi spiego: non ne faccio una crociata contro lo studio o le università, ma sono convinto che vada cambiato l'approccio. Non si può studiare per anni illudendosi di poter diventare tutti dirigenti. Non va abbassato il livello culturale, ma bisogna saper usare la manualità in modo intelligente».

Su cosa basate questo grido di dolore?
«Sulle statistiche. Nella Bassa bergamasca, a settembre, su 1.319 nuovi iscritti alle superiori più della metà ha scelto i licei. E tra i diplomati dell'ultimo triennio solo il 4% ha in tasca una qualifica professionale».

È in questi numeri che s'annida il germe della disoccupazione?
«Senza dubbio: l'80% dei giovani con in tasca la qualifica professionale trova lavoro nel giro di sei mesi. Nonostante la crisi, le aziende assumono, ma hanno difficoltà a trovare le figure cercate: saldo-carpentieri, operatori di macchine utensili, montatori, manutentori».

Ci sarà un colpevole…
«Alle medie la fase dell'orientamento non soddisfa.

Gli insegnanti spesso si lasciano guidare dai propri ideali, senza conoscere la realtà del territorio in cui insegnano».

Come se ne esce? Altri poster?
«No. È il momento di costruire, in rete e col dialogo: martedì avvierò una serie di incontri nelle scuole medie proprio per parlare di questi temi. Speriamo bene».

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