"Pure le nozze pagate coi rimborsi"

Nelle carte le accuse all’ex cassiere: "Sottratti 30mila euro per il catering e lo chef Antonio Colonna"

"Pure le nozze pagate coi rimborsi"

Ristrutturazioni faraoniche, lo chef delle nozze, operazioni in ne­ro per milioni, soldi scomparsi e soldi all’estero. Un prelievo conti­nuo, scientifico, dalle casse del partito dove dal 2007 al 2011 erano confluiti rimborsi elettorali per 80 milioni di euro. «Un’operazione di spoglio sistematico e di saccheg­gi­o dei fondi assegnati all’associa­zione Democrazia e Libertà - La Margherita» che va oltre l’appro­priazione indebita a fini personali ipotizzata inizialmente dai pm di Roma. Per il gip il senatore Luigi Lusi è a capo di una associazione a delinquere, anzi di un’«associa­zione che decide di delinquere» quando il senatore impone alla sua «squadra», composta da per­sone a lui vicine, di mobilitarsi in nome di un interesse comune: la sua carriera politica.

«RISPARMI» PER IL FUTURO

Una carriera «che necessitava di essere ridisegnata in vista della programmata estinzione della Margherita e per la quale sarebbe­ro st­ate preziose le risorse che si po­tevano nel frattempo drenare dal partito». È dalla primavera del 2007 che i conti della Margherita cominciano a prosciugarsi, prima con un bonifico da 12 milioni, poi con un milione per l’acquisto del­l’usufrutto di una villa ad Ariccia, quindi con tre milioni finiti nella disponibilità della moglie e di altri tre per ristrutturare le case di Capi­strello e Genzano. Fino a sfiorare la cifra di 23 milioni di euro.

E LA MOGLIE CONFESSA

È proprio la moglie Giovanna Pe­tricone a svelare ai pm i progetti del marito. «Nel 2006 Luigi diven­tò senatore della Margherita e a quel momento mi espresse la sua preoccupazione per il futuro del partito, che immaginava destina­to a una prossima estinzione. Mi disse che il suo progetto era quello di gestire i fondi della Margherita in modo del tutto autonomo».

IL PATRIMONIO DI FAMIGLIA

E ancora. «Voleva investire in im­mobili per alimentare il futuro del­la sua carriera politica e mi disse che, se la sua carriera fosse finita, il patrimonio sarebbe rimasto alla nostra famiglia». Ciò spieghereb­be come mai il «clan» di Lusi (la moglie, i commercialisti, la colle­ga di studio e il collaboratore di sempre) si sarebbe prestato alle il­lecite operazioni di autofinanzia­mento: «Per tutte queste persone la sopravvivenza politica e i suc­cessi politici di Lusi non sono per nulla indifferenti, tutti nutrivano la ragionevole aspettativa di poter godere di vantaggi» .

LA CONDOTTA COMPULSIVA

Lusi era «ossessionato», agiva con condotte«compulsive»,in un con­testo «di ricettazione, riciclaggi, trasferimenti fraudolenti di valori assecondando un’imponente cau­sale di consolidamento della pro­prietà delle somme sottratte attra­verso l’occultamento della loro provenienza».

CACCIA AL TESORO CONTINUA

Alla fine i milioni scomparsi sono quasi 23. Ma la lista della «spesa proletaria» fatta da Lusi nella cas­saforte del suo ex partito sarebbe più ingente. Per il gip i conti, calco­lati sugli estratti ufficiali, non tor­nano. «Resta infatti ancora da chia­rire la destinazione di alcuni milio­ni di euro, dei quali almeno 3/4 usciti mediante assegni liberi e a ci­fra tonda e di oltre un milione in contanti». Cinque milioni fanta­sma. Poi «vanno aggiunte altre vo­ci “di colore”: 600mila euro con­cessi in prestito ad alcuni cono­scenti della moglie (...), 320mila euro per l’acquisto di alcuni box poi non portato a termine», oltre ai 30mila per lo chef.

IL BANCOMAT, EURO PER EURO

Fa impressione la ricostruzione dei consulenti sui prelievi di Lusi dal conto Bnl al Senato della Mar­gherita: 1 milione e 300mila per ri­strutturazioni immobiliari «fattu­rate »; 2 milioni e 700mila per quel­le «non fatturate»; 3 milioni e 281mila (una parte in Canada sul conto della moglie); 13 milioni e 579mila (nella società canadese di Lusi, la Luigia Ltd), un milione e 355mila (per il surplus in nero di via Monserrato a Roma), un milio­ne per l’acquisto dell’usufrutto della villa di Ariccia ai Castelli.

CAPISTRELLO COME CANNES

Nel paese natale di Capistrello, in Abruzzo, Lusi ristruttura una casa spendendo quasi tre milioni di eu­ro, ben fuori «dai valori correnti di mercato», più che in Costa azzur­ra. Ma tanto non erano soldi suoi. Tant’è che ai magistrati non sfug­ge «l’estrema disinvoltura negli impieghi, nelle dismissioni, negli investimenti di chi» come Lusi «si trovi titolare di beni e di valori di il­lecita provenienza».

COLONNA, CHEF DI NOZZE

Se per i lavori in Abruzzo ha tirato fuori tre milioni, per il suo ricevi­mento di nozze (le seconde, cele­brate a luglio 2009 nel prestigioso «Open»di Roma)ha staccato asse­gni per 30mila euro. Soldi della Margherita, naturalmente. Servi­vano a pagare lo chef di Antonello Colonna. Che di Lusi, ancor oggi, ha giustamente un bel ricordo: «Una persona più che corretta. Ha saldato subito e con fattura inte­stata allo studio della moglie. Co­me cliente è stato ineccepibile. Magari fossero tutti come lui».

COMMERCIALISTI FAI DA TE

Quanto ai due commercialisti del­la Margherita, Montecchia e Seba­stio secondo i pm hanno avuto «un ruolo attivo e determinante nell’intera operazione». Apporto che «non si è limitato alla falsifica­zione della contabilità e dei suoi rendiconti, ma si è esteso a un ge­nerale supporto nelle attività col­laterali necessarie a Lusi per porta­re a termine l’articolato e pianifi­cato programma delittuoso. E che, si badi, è senza dubbio ogget­to di un’intesa preventiva».

FINANZIAMENTI E DITTATURA

Parlando del «contesto clamoro­so » nel quale- al di là delle somme impropriamente prelevate- è ma­turata l’inchiesta su Lusi, il gip si sofferma sul finanziamento pub­blico ai partiti evidenziando il rilie­vo «costituzionale» di questi ulti­mi. «La manomissione del plurali­smo dei partiti è sul piano ontologi­co­ si legge nell’ordinanza-l’anti­camera della svolta totalitaria». Non a caso «la legge prevede un im­ponente sistema di finanziamen­to », sistema che Lusi ha violato spudoratamente. Fatti gravissimi «connotati da un’opacità idonea a incidere sull’effettività di precise garanzie costituzionali».

Lusi non ha «solo» saccheggiato le casse del partito ma ha mostrato una «con­sapevole e programmatica indiffe­renza » per i fini a cui quei soldi era­no destinati. E ciò «ad onta del ruo­lo parlamentare ricoperto». An­che per questo va arrestato.

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