Una foto del cantiere Esselunga crollato addosso a cinque operai. E il titolo di un quotidiano locale che la dice lunga: la patente a punti non piace ai sindacati, «Per la sicurezza serve altro». Il governo ci prova e vara uno strumento cucito addosso alle imprese per spingere i cantieri sulla via della virtù. Ma la Triplice - in particolare Cgil e Uil - è durissima. Il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri si indigna per i numeri in gioco: «La vita di un lavoratore vale 20 crediti. Si può lavorare con 15 e recuperarne 5 con un corso di formazione». Maurizio Landini della Cgil parla di confronto «totalmente inadeguato» e liquida le iniziative del ministro Marina Calderone come «misure insufficienti».
Niente da fare, sui giornali è tutto un nì, anzi un no. Fra dubbi e scetticismo. Curioso. I critici di oggi sono gli stessi che la patente a punti l'avevano sponsorizzata in tutti i modi solo qualche anno fa. Quando al governo non c'era Giorgia Meloni, ma i problemi erano, ahimè, sempre gli stessi. Basta sfogliare i giornali in emeroteca per trovare gli stessi suggerimenti che oggi vengono affossati. Il 17 maggio 2021 era proprio Landini a dire alla Stampa: «Abbiamo chiesto di introdurre la patente a punti per far sì che le imprese garantiscano salute e sicurezza». E sempre nel 2021 l'allora ministro del lavoro Andrea Orlando aveva annunciato l'introduzione di questo strumento, poi rimasto impigliato in qualche distinguo, in qualche precisazione, in qualche aggiustamento. E scomparso dall'orizzonte.
Insomma, quello che i sindacati e la sinistra avevano immaginato,
Calderone ha realizzato. Sia pure in forma parziale, nell'edilizia. Così si sconfessa quel che si era lanciato solo ieri come uno slogan. Ora gli slogan sono contro l'esecutivo, anche se la capriola profuma di incoerenza.
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