Quelle strane "preferenze" date alla Bonafè

Quali sono i titoli e i meriti politici della Bonafé?

Quelle strane "preferenze" date alla Bonafè

Sorprendente è la gara delle preferenze alle ultime elezioni europee nella valutazione dei risultati. Per Tajani «la conta delle preferenze non serve a niente». E quelle prese nel Sud contano di meno «perché lì sono abituati a indicare un candidato». In compenso, al Centro, dove sono meno abituati, Simona Bonafé ha preso più voti di lui, 288.238 preferenze contro i suoi 109mila, e anche più di Fitto nel «preferenziale» Sud. Con serenità si può dire che le preferenze sono andate ai capilista, in diversa quantità. Ma, mi chiedo: quali sono i titoli e i meriti politici della Bonafé? In politica da un anno, rispetto ai 20 di Fitto, in che cosa si è distinta? Quale slancio ha spinto verso di lei gli elettori? Come dice il saggio Tajani: «Un dirigente è autorevole se ha le idee». Quali sono le idee della Bonafé? È bella, e a me è simpatica, ma faticherei a indicarne una posizione originale. Di Tajani ricordo che era monarchico. E di Fitto so che è democristiano. Ma, tra i tre, non ha più idee Paolo Guzzanti, che ha preso solo 6mila voti? Preferire è un verbo difficile. E, forse, non sempre bastano le idee.
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In decine di occasioni ho verificato che il Tar agisce contro lo Stato. Sulla base delle carte potrebbe sancire di fare abbattere il Colosseo, e ne garantirebbe la facoltà anche prima della valutazione difforme del Consiglio di Stato.
Nei tempi tra un giudizio e l'altro il criminale agisce. Così è avvenuto a La Spezia dove, contro ogni logica e ogni senso, il sindaco, per poco a piede libero, ha fatto abbattere 13 alberi di più di 70 anni per sfigurare Piazza Verdi con un insensato intervento di uno pseudo artista, Daniel Buren, che al posto degli alberi prevede archetti di cemento armato colorati. Sembra uno scherzo, e invece è accaduto, nonostante la documentazione storica e i vincoli della Soprintendenza con l'intervento diretto del ministro Bray, dello stesso partito (schizofrenico) del sindaco di La Spezia. Quando il Consiglio di Stato avrà ristabilito la verità e dato ragione al ministero, com'è ovvio, la storica Piazza Verdi non ci sarà più, i vandali saranno andati avanti e l'unica consolazione sarà l'inevitabile incriminazione del sindaco, che sarà rinnegato anche come Maurizio Maggiani.

Se in Italia ci fosse un governo, i giudici del Tar dovrebbero pagare il loro errore contro la storia e contro la memoria. Non pagheranno e continueranno ad autorizzare sconvolgimenti e distruzioni.
press@vittoriosgarbi.it

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