Quell'immondizia di Roma nell'Emilia-Romagna di Schlein

Il termovalorizzatore di Roma fa litigare il Pd. La segretaria tace, ma nella regione di cui fu vicepresidente ci sono sette inceneritori e vennero accolti anche gli scarti della Capitale

Quell'immondizia di Roma nell'Emilia-Romagna di Schlein

Caos nel centrosinistra sul termovalorizzatore di Roma. È successo quello che molti avevano previsto all'indomani della sorprendente affermazione alle primarie del Pd di Elly Schlein. Il silenzio della neosegretaria sull'argomento ha probabilmente le ore contate perché è atteso a giorni il voto in Parlamento sugli odg presentati da Alleanza Verdi Sinistra e Movimento 5 Stelle al decreto sulla riorganizzazione della governance del Pnrr che de facto chiedono al governo di revocare i poteri commissariali sui rifiuti affidati al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri dal decreto Aiuti nel luglio 2022.

La stizza del Pd

L'iniziativa degli alleati ha mandato su tutte le furie i dirigenti Pd consapevoli della profonda spaccatura interna sul tema. Il commissario straordinario per il Giubileo da sfiduciare è infatti un sindaco dem, Gualtieri che si è fatto promotore della costruzione del termovalorizzatore nonostante la forte opposizione al progetto a sinistra che si estende pure all'interno del suo stesso partito. E non è una componente irrilevante, specialmente dopo l'esito delle primarie. Schlein non si è ancora pronunciata a parole, ma ha dato un'indicazione importante nei fatti con la scelta dell'ecologista Annalisa Corrado come responsabile per conversione ecologica, clima, green economy e Agenda 2030 nella segreteria. Una nomina che non avrà fatto piacere a Gualtieri che nel maggio del 2022 era stato destinatario di una lettera che elencava un elenco di sue presunte fake news sull'inceneritore. Tra le firmatarie c'era anche Annalisa Corrado.

La trappola di M5S e verdi

Della ventata green a via del Nazareno hanno deciso di approfittarsene il M5S e l'Alleanza Verdi e Sinistra che con gli odg presentati puntano a stanare Elly Schlein su un terreno minato, nella consapevolezza che il Pd continua ad essere molto diviso sugli inceneritori, specialmente alla luce del fatto che il voto degli iscritti alle primarie aveva visto prevalere Stefano Bonaccini a differenza poi dell'esito finale dei gazebo. Si capisce perché Schlein viene descritta come irritata con i colleghi di opposizione: pur non avendo espresso una posizione ufficiale sul termovalorizzatore di Roma, la neosegretaria è molto vicina ai più critici con Gualtieri ma al tempo stesso si rende conto che sul dossier può saltargli il partito tra le mani. D'altra parte, è stata proprio la discussione sul termovalorizzatore di Roma a far cadere il governo Draghi e a rendere impossibile l'alleanza giallorossa alle politiche del 2022.

L'esperienza dell'Emilia-Romagna

Schlein, però, non è arrivata alla guida di via del Nazareno da novellina della politica. Infatti, prima di essere eletta deputata nelle liste di centrosinistra, la neosegretaria era vicepresidente della Emilia-Romagna nonché assessore alla transizione ecologica. Una regione non certo ostile agli inceneritori, dal momento che ne conta ben sette attivi sul proprio territorio e in cui il centrosinistra è riuscito ad affermarsi di nuovo nel 2020 nonostante la stagione d'oro della Lega anche grazie ad una campagna elettorale incentrata sull'esaltazione della gestione dei rifiuti. Quella vittoria per la prima volta non scontata ha rappresentato il trampolino di lancio di Schlein nella politica nazionale. In campagna elettorale, il centrosinistra locale ha dovuto difendersi dall'accusa degli avversari politici di aver trasformato l'Emilia-Romagna nella "pattumiera d'Italia e di Roma in particolare". Proprio la concentrazione di termovalorizzatori nella regione rossa per antonomasia ha permesso di accogliere qui le tonnellate di scarti derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati della Capitale e per le quali la carenza cronica di impianti a Roma non permette la chiusura del ciclo. Ma questa disponibilità ha un prezzo però: a maggio scorso la regione Lazio, ancora guidata da Nicola Zingaretti, ha dovuto fare una determina in cui si riconosceva che la mancata autosufficienza di Roma rendeva obbligatorio lo smaltimento degli scarti con gestori di impianti fuori dai confini regionali, richiedendo conseguenti maggiorazioni sui costi. L'export di rifiuti dalla Capitale ha portato, dunque, un conto più salato per le tasche dei romani.

Il rompicapo di Schlein

Contro l'emergenza rifiuti e in vista del Giubileo, secondo l'agenzia Dire il "Campidoglio attraverso l’Ama ha approntato un piano transitorio di trattamento relativo a 900mila tonnellate l’anno di talquale e incenerimento di 800mila (...) dal 2023 al 2025, a un costo complessivo che sfonda il muro del mezzo miliardo di euro nel triennio". Inoltre, in base alla ricostruzione di Marco Tribuzi di Dire, sarebbe una multiutility emiliana a farsi "carico di 400mila tonnellate ogni anno, di queste 150mila finiranno all’estero".

L'esperienza di amministratrice proprio in Emilia-Romagna è un altro degli elementi che potrebbe mettere in difficoltà Schlein sul dossier rifiuti, stretta com'è nella morsa tra i suoi collaboratori più ecologisti e il pragmatismo del sindaco Gualtieri.

E potrebbe diventare anche un argomento per Giuseppe Conte che per riprendersi la scena dell'opposizione sembra aver individuato proprio nell'impianto di Roma il tallone d'Achille della nuova segretaria Pd. Non a caso, oggi il leader M5S ha dichiarato a Sky Tg24 di confidare che "questa segreteria abbia linearità, che voti con noi, anche se questo è un ordine del giorno rivolto al governo".

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