Galan: "La rabbia è legittima ma il referendum è un insulto"

Dopo la vittoria dei "sì" all'indipendenza del Veneto. la voce contro dell'ex governatore: "Un'iniziativa sbagliata proprio nell'anniversario della Grande Guerra"

Galan: "La rabbia è legittima ma il referendum è un insulto"

Roma - Cosa pensa del referendum sulla secessione del Veneto Giancarlo Galan?
«Non è una cosa seria», risponde l'ex presidente della Regione, ex ministro dei Beni culturali ed esponente di spicco di Forza Italia.

È una sua posizione personale od è condivisa dal suo movimento?
«Non so quale sia l'opinione di Forza Italia sul referendum. Dovrebbe chiederla ai vertici del partito. D'altra parte non sarebbe la prima volta che alcune mie prese di posizione non coincidano con quelle ufficiali».

Perché dice che non è una cosa seria?
«Come può esserlo? Non si prendono in giro i cittadini con iniziative come queste che non porteranno da nessuna parte. Il beneficio sarà solo personale per chi ha organizzato il referendum. Costoro sfruttano la giusta e legittima rabbia delle popolazioni venete, che avvertono una progressiva lontananza delle istanze del territorio da Roma. Ma una cosa è organizzare manifestazioni e programmi politici in chiave federalista. Un conto è organizzare un referendum: scenico da un punto di vista d'immagine, ma che non porterà a nulla. Eppoi, farlo adesso sembra quasi un insulto».

Un insulto? E nei confronti di chi?
«Siamo nel 2014. A cento anni esatti dall'inizio della Prima Guerra Mondiale: un pezzo di storia che i cicli scolastici non riescono mai a completare. Ma mio nonno, generale, girava con una scheggia di granata nel corpo. E se l'era presa proprio da queste parti. L'insulto di chi ha promosso il referendum è nei confronti dei nomi scritti sui Sacrari che punteggiano le nostre montagne. Quelli di Monte Grappa, tanto per intenderci. Qui è morta gente per far restare il Veneto in Italia. Ed ora qualcuno, per un mero interesse politico personale, organizza un referendum per far staccare questo territorio dall'Italia. Non è un insulto? Per questo, anche per rispondere a queste provocazioni, mi auguro che le celebrazioni per i Cento anni della Grande Guerra siano organizzate benissimo. Abbiamo il dovere di ricordare un pezzo della nostra Storia che è uscita dai libri di testo».

Perché dice per «mero interesse politico personale»?
«Perché non mi meraviglierei se, tra breve, i promotori del referendum s'inventassero un partito per presentarsi alle prossime elezioni europee».

Ci sarebbe anche qualche rappresentante di Forza Italia a livello territoriale, però, che sostiene l'iniziativa...
«Vuol dire che costoro non hanno la giusta sensibilità politica per affrontare i problemi veri. Eppoi, l'ho già detto: talvolta le mie posizioni non coincidono con l'ortodossia delle indicazioni politiche ufficiali. O meglio. Me lo faccia dire così.

Cito un poeta che è su posizioni diametralmente opposte alle mie, Francesco Guccini. Una volta ha scritto: “Non mi unisco a questa schiera, morrò pecora nera”. Ecco, preferisco morire “pecora nera” che condividere iniziative come il referendum della secessione del Veneto».

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