“È sufficiente che un giovanotto dica che voglia cacciarci a calci in culo, che subito gli vengono concesse paginate e interviste”. Era il 16 settembre di tre anni fa quando Massimo D'Alema battezzava così quello che si sarebbe presto rivelato un complesso e turbolento rapporto con Matteo Renzi. E soprattutto con se stesso. Già, perché da allora fino a oggi l'ex presidente del Copasir ha indossato i doppi panni del Dottor Jackill e Mr Hide, alternando complimenti e stilettate financo sciorinando dichiarazioni condite contemporaneamenta da carote e bastoni (arte sulla quale D'Alema è imbattibile).
Ecco dunque che, agli albori dell'annunciata rottamazione, l'ex leader dei Ds si esibisce in critiche velate e battute al vetriolo. Come quando a novembre 2010 dichiara: “Renzi innanzitutto è il futuro di Firenze, una delle città più importanti del mondo. Dopodiché, legittimamente, nel tempo libero che ha, lancia delle idee”. E ancora: “Io non ho posti, se non alla fondazione culturale che ho fondato io insieme a Giuliano Amato e difficilmente Renzi potrebbe venire qui a prendermi questo posto. È un luogo di cultura, dove si parla di libri, uno non se la può cavare con delle battute. Ma lo invito volentieri, non c'è nessun catenaccio nei suoi confronti”. Ah, la superiorità della sinistra...
Peccato che, rimanendo in tema di libri, non passano nemmeno tre mesi e D'Alema annuncia sorridendo: “Non ho ancora letto il libro di Matteo ma lo leggerò senza dubbio. È un ragazzo giovane e brillante...”. Nell'autunno dello stesso 2011 l'ex premier continua a dispensare complimenti: “È brillante, bravo. Nel Pd abbiamo molti giovani bravi, davvero parecchi, con rilevanti responsabilità e grandi ambizioni”. L'idiosincrasia renziana pare sotterrata. E invece no. Trascorre un mese e l'ex premier torna a sparare a zero: “Non ho mai polemizzato con lui e non intendo farlo. Non ritengo sia questo grandissimo problema di cui discutere. È il sindaco di Firenze, il resto è un fenomeno mediatico creato da voi”. Bravo, intelligente, brillante. Ma anche inaffidabile, incapace, divisivo, ingrato. Renzi sì, ma anche no. Nel luglio 2012 D'Alema torna a tuonare: “La rottamazione è l'unica idea che abbia prodotto fino all'ossessione, a casa mia non è venuto perché non è elegante come quella di Arcore”. A settembre dello stesso anno rincarca la dose: “Renzi non mi sembra in grado di guidare il paese. Se vince lui, non c'è più il centrosinistra, lui ha detto che vuole allearsi con il popolo, sono frasi non nuove...poi è andata a finire malissimo”.
E ancora: “Sono uno dei pochi che la sua sedia l'ha messa in gioco seriamente, è Renzi che appartiene alla nomenklatura fin da piccolo, ogni giorno ascolto i suoi insulti e ho solo la preoccupazione che le primarie diventino rissa”. Fino ad arrivare alla famosa minaccia raccontata dalla Stampa: “Ho deciso di restare, Renzi si farà male”. Passa un mese e D'Alema fa dietrofront: “Mai polemizzato con Renzi, io non attacco nessuno, è lui che reiteratamente conduce polemiche personali. Non ho fatto interviste, non ho fatto polemiche, subisco questa situazione”. Peccato che pochi giorni dopo - siamo nell'ottobre 2012 - D'Alema imbracci nuovamente il fucile: “Se uno mi dice aiutami a rinnovare, io lo aiuto. Se uno dice ti voglio distruggere, cacciare, e altre frasi di questo genere, io gli dico provaci“. L'ennesimo armistizio viene firmato a dicembre, all'indomani della vittoria di Bersani alle primarie. Il furente D'Alema si fa docile e quasi paternalistico: “Renzi ha avuto un grande successo che spero capitalizzi. Un concenso fondamentale per andare alle elezioni perché non so quanti dei suoi consensi sono del Pd e quindi è molto importante che mobiliti questo patrimonio verso le elezioni. È una delle maggiori personalità del Pd e ha rappresentato un'istanza di rinnovamento, è una risorsa”.
Anno nuovo, stessa solfa. “Matteo si sta comportando molto bene, come accade nella vecchia scuola della politica. Apprezzo la sua stoffa di leader soprattutto dopo la sua battaglia politica” . Pensiero immutato fino all'estate 2013 quando D'Alema torna caustico: “'Io non sono più in Parlamento: questa è l'unica vittoria che ha avuto Renzi. Dice tante cose, io gli voglio bene. È un talento grande ma, come ho letto oggi su un quotidiano, bisogna salvarlo da se stesso: parla troppo, dichiara su ogni cosa". A settembre i complimenti al vetriolo si sprecano: "Renzi è molto maturato ultimamente ma sta facendo una campagna congressuale come se stesse in campagna elettorale. Non ho sentito dire nulla su come vuole gestire una segreteria perché non ha idea di come si gestisce un partito. Rischia di logorarsi cosi".
Fino all'intervista di oggi al Mattino in cui D'Alema paragona il rottamatore al famoso spot di Virna Lisi: “Non mi pare che al successo mediatico di Renzi corrisponda una straordinaria ricchezza e novità di contenuti. Mi ricorda un po’ quella pubblicità con Virna Lisi, “con quella bocca può dire ciò che vuole””. Appuntamento alla prossima giravolta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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