La disoccupazione giovanile in Italia, secondo i dati Istat, è salita al 23,7% a novembre con un +1,6% registrando il terzo dato più alto in Europa dopo Spagna (32,1%) e Grecia (28,5%). Si tratta di un problema atavico nel nostro paese reso ancor più grave dai cosiddetti inattivi, ovvero chi non studia né cerca lavoro. Una situazione aggravata dal problema retributivo che interessa molti giovani italiani costretti a lavorare con stipendi bassi. Le cause della disoccupazione giovanile sono molteplici e non certo risolvibili in modo rapido e con singole misure ma si può cercare di mitigarne l’impatto intervenendo nel mondo della scuola e dell’istruzione. Lo scollegamento tra scuola e lavoro, la difficoltà di far coincidere la domanda delle aziende con l’offerta, sono questioni non più rimandabili e su cui è necessario intervenire.
Secondo l’Osservatorio ANPAL Excelsior nel solo mese di maggio le imprese avevano bisogno di assumere 444.000 dipendenti e 1.530.000 in estate. Nonostante ciò, si è verificata una difficoltà di reperimento del personale quasi del 40%, con punte del 52% per gli operai specializzati, del 45% per le professioni tecniche, del 42% per conduttori di impianti. L’obiezione che viene spesso fatta quando emergono questi dati è che, se le condizioni di lavoro fossero migliori, le aziende non avrebbero difficoltà a trovare lavoratori. Un’osservazione che si scontra con la situazione di tante aziende specializzate che, pur offrendo ottime retribuzioni, non riescono a trovare profili idonei. Uno studio realizzato da Randstad Research ha evidenziato come per il 58% delle aziende le carenze tecnico-scientifiche dei candidati, rappresenti il principale ostacolo nel reperimento del personale.
In questo contesto si inseriscono le parole del ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara che, intervenendo all’istituto Opere sociali Don Bosco Salesianì a Sesto San Giovanni, ha proposto una grande riforma dell’istruzione tecnica: “Noi dobbiamo fare una grande riforma per mettere al servizio del paese le vostre intelligenze, un canale formativo che deve essere finalmente di serie A, come voi già siete. Questa è la grande sfida: è sull'istruzione tecnica e professionale che si gioca il destino industriale di un paese".
"L'esperienza eccezionale di questa scuola e di tante altre - ha aggiunto - possa servire a costruire una grande riforma dell'istruzione tecnico-professionale italiana. Ci sono 1,2 mln posti di lavoro che non vengono coperti perché le imprese non trovano qualifiche corrispondenti. Il 46% delle imprese non trova qualifiche. La nostra formazione, rispetto alla Svizzera o alla Germania, è ancora troppo astratta e poco concreta", anche se "la nostra Regione, da questo punto di vista, è certamente all'avanguardia".
Valditara ha poi sottolineato la necessità di mettere mano all’insegnamento della matematica anche dopo essersi confrontato con il premio Nobel Giorgio Parisi.
Intervenire nell’istruzione tecnica-professionale è un primo importante segnale per cercare di invertire una tendenza che va avanti ormai da troppo tempo e per dare un futuro a tanti giovani italiani che, in assenza di un adeguato percorso formativo, hanno difficoltà a entrare nel mercato del lavoro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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