Rimpasto, guerra di nervi Letta-Renzi

I sospetti reciproci bloccano gli avvicendamenti nel governo. E rispunta De Gennaro per la segreteria del Quirinale

Rimpasto, guerra di nervi Letta-Renzi

Enrico Letta continua a non fidarsi di Matteo Renzi. E a quanto pare i due hanno idee opposte - al momento - sul significato di «reshuffling»; cioè, sulla composizione del nuovo governo.

Dalle parti di Palazzo Chigi ripetono che il segretario del Pd non ha intenzione di coinvolgere suoi uomini nel Letta-bis, per avere così le mani libere di criticare il governo. Ed il sindaco conferma: «a Letta non chiedo nemmeno uno sgabello». Ne consegue - è il ragionamento - che il premier interverrà chirurgicamente per sostituire i sottosegretari e vice ministri che si sono dimessi; ed eventualmente qualche ministro che dovesse decidere di lasciare l'incarico. Il pensiero vola a Nunzia De Girolamo.

Lo schema che Renzi ha in mente, però, sarebbe un po' diverso. Prima vorrebbe conoscere il nuovo «Patto di governo» e su questo adattare la squadra che deve portarlo avanti. Il sindaco ritiene che difficilmente, dopo l'accordo con Berlusconi sulle riforme istituzionali, in Parlamento ci potranno essere due maggioranze: una per le riforme e una per l'attività ordinaria. Ne consegue che se decollerà il Letta-bis, dovrà tenere in considerazione i nuovi equilibri.

Risultato: tutto fermo, in attesa che i sospetti tra Letta e Renzi svaniscano. O, quantomeno, si attenuino. Ciò non toglie che, a bordo campo, qualcuno inizi a scaldare i muscoli. Come Pier Carlo Padoan. Il candidato in pectore dell'Istat non ha preso bene la bocciatura da parte del Senato. E avrebbe già fatto sapere alla presidenza del Consiglio di essere pronto a ritirare la candidatura qualora si liberasse - in caso di rimpasto - la posizione di ministro dell'Economia. E all'Istat - avrebbe suggerito Padoan - potrebbe tornare Enrico Giovannini, oggi ministro del Lavoro.

Dovrebbe lasciare l'incarico anche il suo dirimpettaio di Via Veneto, Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo economico, che ricevette Marianna Madia, convinta di parlare con il ministro del Lavoro. I bookmaker danno in discesa le quotazioni di Annamaria Cancellieri, come ministro della Giustizia. Sembra che nemmeno il Quirinale la difenda con l'entusiasmo di prima. E, nel riequilibrio parlamentare, Ncd dovrebbe dimagrire nella composizione governativa ed ottenere due, al massimo tre, posizioni. Oggi ne ha 5 per sei incarichi. Renzi esclude di trasferire Del Rio all'Interno.

Ma è Fabrizio Saccomanni al centro delle chiacchiere sul «reshuffling». Renzi non lo ama. «Facciamolo vice-premier, così lascia l'Economia», avrebbe confidato in privato. E anche Letta avrebbe manifestato, recentemente, una certa freddezza nei confronti dell'ex direttore della Banca d'Italia.

Qualora la fase del sospetto reciproco fra Letta e Renzi dovesse finire, con conseguente riesame delle rispettive posizioni, Federica Mogherini (segreteria Pd) potrebbe diventare la «Carme Chacon» italiana; vale a dire, potrebbe finire al ministero della Difesa. Su Palazzo Baracchini, però, avrebbe da tempo messo gli occhi anche Pier Ferdinando Casini. Difficilmente, i popolari «Per l'Italia» potranno conservare due ministeri: Mauro alla Difesa e D'Alia alla Funzione pubblica. Così, la loro presenza verrebbe ridotta a una sola posizione, ma assunta dal leader del gruppo.

Da giorni, poi, si inseguono chiacchiere impossibili da verificare su un presunto interesse di

Gianni De Gennaro di tornare nelle istituzioni. L'attuale presidente di Finmeccanica avrebbe manifestato attenzione per l'incarico di segretario generale della presidenza della Repubblica, oggi ricoperto da Donato Marra.

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