Sanitopoli, altro giallo: spunta la casa romana riservata ai "compagni"

Accertamenti dei pm sull’appartamento di Ritella. Sarebbe stato a disposizione dei vip e gestito dal factotum di D’Alema

Sanitopoli, altro giallo: spunta la casa romana riservata ai "compagni"

Per i Ds era un uomo «di casa». Letteralmente. L’indagato Francesco Ritella, titolare della clinica Kentron, al centro dell’inchiesta sugli accreditamenti delle cliniche private con la regione Puglia, vicino a D’Alema, era strettamente legato alla componente ex Ds del Partito democratico, sia a livello locale che nazionale. E mentre l’attenzione della politica torna a concentrarsi sugli immobili, con la casa di Calderoli il cui fitto sarebbe stato pagato dalla lega, la procura di Bari accende i riflettori su un altro appartamento capitolino. Un punto d’appoggio strategico per Ritella e per i suoi legami con i Ds.

IL TETTO A ROMA PER I DS

Una casa su cui si concentra l’attenzione degli investigatori, e che promette di voler creare qualche imbarazzo all’interno del Pd. La guardia di finanza annota: «Ritella dispone di un appartamento a spese della Kentron in pieno centro a Roma, gestito dal suo amico Mimmo dei Ds, che a sua volta sembra lo “amministri” mettendolo a disposizione (sempre dopo l’avvallo di Ritella) del personaggio del momento». Quali erano i «personaggi del momento»? Chi alloggiava nella casa della Kentron? Il «Mimmo dei Ds», indicato come «non meglio identificato», sarebbe Mimmo Di Cintio, autista-guardia del corpo di Massimo D’Alema. Se è lui, che cosa ci faceva il factotum di Baffino come amministratore-portiere della casa che il dalemiano Ritella metteva a disposizione dei notabili diessini? E chi erano i misteriosi inquilini ai quali Mimmo apriva le porte della «maison Ritella»? Dalle intercettazioni qualcosa emerge, tanto che più avanti nell’informativa gli uomini delle fiamme gialle tornano sull’immobile e ribadiscono: «Con la formula “ufficio di rappresentanza” la Kentron srl ha preso in locazione un appartamento nel pieno centro di Roma. Dall’attività tecnica effettuata è emerso che l’immobile, nella esclusiva disponibilità di Ritella, gestito da tale Mimmo, usuario di un’utenza intestata ai Democratici di Sinistra». E l’appartamento romano, continuano gli investigatori, «veniva messo a disposizione di imprenditori e politici».

IL DOMINUS STRATEGA

Ritella per gli inquirenti è un personaggio centrale dell’inchiesta. È l’uomo «che appartiene alle sfere alte», legatissimo ai Ds, visto che «si presenta come persona vicina all’allora presidente dei Democratici di sinistra (D’Alema)», tanto da esprimergli «il proprio cordoglio» quando muore la madre dell’allora vicepremier. È insomma «documentata» la vicinanza a Baffino, come all’ex assessore Tedesco, per non dire dell’«amicizia con il vicepresidente della Giunta» dell’epoca, Sandro Frisullo (indagato - e arrestato - in un’altra indagine, per aver accettato «tangenti sessuali» da Tarantini, in cambio di agevolazioni per il business di Gianpi). È anche l’«ideatore del “progetto Kentron”», compra la clinica di Putignano «per preparare il suo ingresso nel redditizio settore della Sanità convenzionata». Lui stesso intercettato dice: «Io sono il numero uno e tutti fanno ciò che dico io». Per la Gdf il «faccendiere con conoscenze nel mondo politico e nell’alta finanza» è «incline al compromesso», «dedito a delinquere», corrompe «i pubblici ufficiali mediante corresponsione di utilità varie, all’occorrenza istigando i pubblici ufficiali a rivelare informazioni riservate».

UN FINANZIERE PER «AMICO»

Già. Ritella non ha solo entrature politiche, ma ne trova una - per lui importante - anche all’interno della Guardia di finanza. Proprio gli inquirenti annotano la «condotta» di Ritella «finalizzata a reperire informazioni in ordine alle indagini in corso». Il titolare della Kentron comincia a muoversi dopo le prime acquisizioni documentali da parte degli investigatori in Regione, attivando «ogni canale a sua disposizione per carpire quante più notizie utili in ordine all’attività degli inquirenti». Ad aiutarlo, riportano in una nota gli uomini del nucleo di polizia tributaria della Gdf barese, proprio un basco verde, il comandante delle fiamme gialle di Putignano (sede della Kentron) Salvatore De Giorgi. I due finiscono pedinati mentre «furtivamente» si incontrano in un distributore fuori città. E la figlia del finanziere - dipendente Kentron - «il 17.1.2007, su incarico del padre, ha raggiunto il Ritella (...) per metterlo al corrente della visita ispettiva che il giorno dopo i Nas dei carabinieri avrebbero effettuato presso la struttura sanitaria da lui diretta». Le soffiate servono. Ritella, intercettato la sera stessa, è esplicito: «Non far parlare nessuno al telefono!». Inoltre, aggiungono gli inquirenti, anni prima, a novembre 2006, proprio De Giorgi aveva effettuato una visita fiscale alla Kentron, «senza muovere alcun rilievo», e «a distanza di poche settimane dal termine dell’attività ispettiva (...) la figlia di De Giorgi è stata assunta presso la Kentron».

IL VIAGGIO DI BAFFINO

Quando la Gdf perquisisce Ritella, trova una sorpresa. Una borsa che risulta essere «di proprietà di Giuseppe Fortunato», segretario particolare di D’Alema, che conteneva «documentazione relativa a un viaggio estero istituzionale dell’allora ministro D’Alema». Come era finita nelle mani del dominus Kentron? E per che fine?

UNA TANGENTE A TAVOLA

Il 21 dicembre un collaboratore di Ritella, dopo aver «trattato» una presunta tangente da 4.500 euro con un tecnico della Asl, informa il «dominus». Che «in quell’istante - annotano i baschi verdi - era a pranzo al ristorante “La Pignata” di Bari in compagnia di Frisullo e Roberto De Santis (imprenditore dalemiano, ndr) così come confermato dalla conversazione telefonica avvenuta tra Frisullo e Lello De Gennaro, dall’utenza mobile in uso a Ritella».

I GIORNALISTI LI FACCIO A PEZZI

Dalle intercettazioni salta fuori uno sfogo di Licia Buonamico, dirigente regionale del Settore programmazione dell’assessorato alla Sanità, ritenuta dagli inquirenti «personaggio chiave della vicenda criminale» e «asservita alle richieste del suo amico Ritella». La donna, parlando con l’allora assessore Tedesco, nel settembre 2008 ringhia contro le accuse che cominciano a trapelare sulla stampa dopo le prime ispezioni negli uffici. «Sono accusata di falso, sono indagata, non so dove c...o mi devono portare, questi c...i di giornalisti che manco li conosco che li vorrei conoscere che li farei io a pezzi ... ignoranti... A pezzi li farei... Li ringrazierei pure... non sanno cosa è l’onestà, non la conoscono loro e scrivono».

SPUNTA UN DE BENEDETTI

In un’intercettazione del 9.1.2008 tra Buonamico e Pellegrino (Gvm) saltano fuori i nomi dell’europarlamentare Potito Salatto (ora Fli) e di un De Benedetti non meglio precisato. Pellegrino riferisce cosa gli ha detto «il capo»: «Vuole comprarsi tutto Potito Salatto». Poi aggiunge: «Perché mi fa, “sai, l’altra sera sono andato a cena con De Benedetti...”, De Benedetti, lui (...) perché, gli ho chiesto.

Perché avevano detto che si erano comprato le quote della Santa Maria (...)».

LA PUGLIA È IL TEXAS

Ancora la Buonamico riassume con Pellegrino l’interesse del gruppo «Villa Maria» nella Regione: «Mo è diventato il Texas la Puglia capisci?... la terra del petrolio è la Puglia... e quello l’ha capito molto bene».

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