Sconto di pena ai detenuti: basta che leggano un libro

La giunta calabrese di Scopelliti (Ncd) propone di condonare tre giorni di carcere per ogni volume letto. L'idea viene dal Brasile e anche il Pd è d'accordo

Sconto di pena ai detenuti: basta che leggano un libro

Catanzaro Ncd e Pd uniti per fare dell'Italia il Brasile e regalare il condono ai detenuti: per ogni libro letto, tre giorni di carcere in meno. La cultura rende liberi. Ma per acculturarsi non servono più studio e nemmeno esperienza: al tempo del governo Renzi basta saper leggere. Il suggerimento che accorcia la permanenza dietro le sbarre a ogni volume sfogliato arriva dalla Calabria. A metterlo nero su bianco, con tanto di proposta di legge, la giunta regionale fino a pochi giorni fa presieduta da Peppe Scopelliti, dimessosi dalla presidenza (ma ancor oggi coordinatore nazionale dei circoli del Nuovo centrodestra e candidato alle Europee) dopo essere stato condannato in primo grado dai giudici reggini a 6 anni di reclusione per aver concorso a truccare tra il 2008 ed il 2010 i bilanci del Comune di Reggio Calabria, quando ne era sindaco. Non pensavano certo a lui (forse) i suoi ex assessori quando, l'altro giorno hanno presentato l'iniziativa destinata ad innalzare il livello di istruzione nelle carceri italiane e a consentire il ritorno a piede libero di più d'un galeotto. Il compito di spiegare il senso, i contenuti e le finalità dell'operazione l'ha sbrigato l'assessore regionale calabrese (ovviamente alla Cultura) Mario Caligiuri. Testualmente: «La lettura è uno straordinario antidoto al disagio. Favorisce la consapevolezza e il riscatto sociale e personale. In base al provvedimento adottato si prevede che i detenuti condannati a pena detentiva superiore a 6 mesi che leggeranno un libro potranno avere 3 giorni di sconto di pena. Le verifiche verranno effettuate dall'educatore carcerario. Si potrà arrivare al massimo a 48 giorni di sconto di pena all'anno». Nei fatti, un mini indulto: su 12 mesi comminati dall'autorità giudiziaria, 3 vengono già decurtati per effetto dei benefici previsti dalla legislazione vigente e dall'ordinamento penitenziario. Un altro mese e mezzo potrebbe ora essere tagliato se diventasse legge la proposta che l'esecutivo calabrese, adesso guidato dalla vicepresidente (lei pure alfaniana) Antonella Stasi, ha già inviato al Parlamento perché la faccia propria.

Difficile possa incontrare ostacoli: il Pd è d'accordo. Il primo a sostenere la bontà dell'equazione pena-libro, del resto, era stato un parlamentare democrat, la deputata Daniela Sbrollini, tra i più stretti collaboratori del ministro (alla Cultura) Dario Franceschini. Era il luglio del 2013: «La pena detentiva - ragionava la parlamentare democratica - deve guardare al futuro, traducendosi in rieducazione e in efficace reintegrazione civile. Per ogni libro letto segue l'obbligo di relazione e comprensione del testo. La lettura amplia la mente, è utile per conoscere il mondo e imparare la lingua, penso ai detenuti stranieri. Si tratta di sconti di pena lievi, qualche giorno per ogni libro letto, con un tetto massimo di letture annuali». Idea originale? Non proprio: «Sto lavorando a un progetto di legge - precisava la Sbrollini - che riprende una campagna governativa brasiliana con la quale la presidente Rousseff ha introdotto uno sconto di pena per i detenuti che seguono un programma di lettura».

 Insomma, l'Italia come il Brasile, che nelle classifiche mondiali del crimine è tra le prime venti nazioni per tassi di violenza criminale, con più di 10 omicidi ogni 100.000 abitanti (15 volte più che da noi).
Tana libera tutti. Ma in nome della cultura.

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