Pd, 14 senatori si autosospendono. Renzi insiste: "Non lascio il Paese a Mineo"

Il premier: "Il partito non è un taxi che si prende per farsi eleggere"

Pd, 14 senatori si autosospendono. Renzi insiste: "Non lascio il Paese a Mineo"

Quattordici senatori del Partito Democratico hanno deciso questa mattina di auto-sospendersi dal gruppo a Palazzo Madama, in segno di protesta contro la sostituzione di Corradino Mineo e Vannino Chiti, non più tra i membri della commissione Affari costituzionali. Il drappello di senatori è composto - oltre che dallo stesso Mineo - da Casson, Chiti, Corsini, D'adda, Dirindin, Gatti, Giacobbe, Lo Giudice, Micheloni, Mucchetti, Ricchiuti, Tocci, Turano.

Paolo Corsini ha chiesto in aula "un necessario e urgente chiarimento prima dell'assemblea di martedì 17 giugno", sostenendo che quanto successo viola l'articolo 67 della Costituzione, che vieta il vincolo di mandato per i parlamentari. Il senatore ha definito la rimozione di Mineo e Chiti "un'epurazione delle idee considerate non ortodosse".

Mineo, di area civatiana, è molto critico nei confronti del progetto di riforma costituzionale di Matteo Renzi. Ieri, dopo la sostituzione, aveva parlato di un "autogol, un errore politico" del partito, che ha "militarizzato la commissione e imposto il testo della Boschi". Chiti è invece autore del ddl che chiede l’elezione diretta del Senato, in contrasto con quanto voluto dal premier.

"Abbiamo chiesto un chiarimento perché né a me né a Chiti è stato nemmeno comunicato l'allontanamento", ha detto oggi Mineo, ai microfono di RaiNews24.

A rispondergli il ministro delle Riforme, Elena Boschi, che ha chiarito che "il processo delle riforme va avanti, non si può fermare per dieci senatori". Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza, ha sottolineato che un drappello di parlamentari non può "mettere in discussione il volere di 12 milioni di elettori", ricalcando quanto già detto da Renzi in mattinata.

Critiche da Forza Italia per la scelta del Pd. Paolo Romani, Presidente del Gruppo Forza Italia al Senato, ha detto che la scelta di sostituire Mineo è degna "di un partito autoritario". Il senatore Matteoli ha parlato di una decisione degna del "più cupo passato, quando nel Pci non erano consentiti dissensi". Matteo Renzi però tira dritto. "È stupefacente che Corradino Mineo parli di epurazione.

Il partito non è un taxi che si prende per farsi eleggere. Il Pd è davanti a un bivio. Non ho preso il 41% per lasciare il futuro del Paese a Mineo".

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