C'è già chi parla di epurazione e il livello dello scontro, all'interno del Partito Democratico, sale. Corradino Mineo, ex giornalista e deputato molro critico nei confronti del porgetto di riforme costituzionali del premier, non è più tra i membri Pd della commissione Affari costituzionali del Senato. La decisione è stata presa dall'ufficio di presidenza di Largo del Nazareno che, al posto dell'ex direttore di RaiNews, ha messo il capogruppo Luigi Zanda. Una scelta che, dalla "vecchia guardia" del Pd, viene vista come un atto autoritario e censorio nei confronti della minoranza "dissidente" dei democratici, quella che fa capo a Pippo Civati. La decisione arriva a poche ore dalla débâcle del governo, andato sotto alla Camera nel voto di un emendamento sulla responsabilità civile delle toghe.
A stretto giro di posta arrivano i primi commenti dei Democratici più critici nei confronti della segreteria Renzi. Per Stefano Fassina la rimozione di Mineo è un errore politoco e "una ferita all’autonomia del singolo parlamentare e al pluralismo interno del Pd. Un segno di debolezza per chi intende evitare di fare le riforme a colpi di maggioranza". Mineo, che al momento non ha avuto alcuna comunicazone ufficiale, va all'attacco: "È un errore: non è utile né a Renzi 538em;">né al governo né al partito cercare di far passare in commissione le riforme con un muro contro muro. È un autogol per il governo e per il partito".
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