Serve realismo: vincere le guerre ma senza stragi

Con quante acca, Signora Maestra, anzi caro Generalone a quattro stelle, esperto di geopolitica asimmetrica e guerre ibride?

Serve realismo: vincere le guerre ma senza stragi

Con quante acca, Signora Maestra, anzi caro Generalone a quattro stelle, esperto di geopolitica asimmetrica e guerre ibride? Rispondo subito: Houthi si scrive con due acca, ma continuo a non capirci un'acca, come su Acca Larentia, che però si scrive senza «h». Scusate il calembour: non c'è nulla da ridere. Sto infatti parlando di guerra, anzi di guerre, che esplodono qui e là come i focolai di Coronavirus, da cui ci credevamo al sicuro perché contavamo non uscisse mai il nostro numero: beh, alla fine sono usciti tutti, e la falce ha mietuto ovunque.

Ma torno a quella paroletta: Houthi. L'ultima notizia di guerra, che è entrata nelle nostre case ma non riesce a penetrare in cervelli sempre più confusi, inizia come se fosse una lezione di geografia per gli alunni di quinta elementare: «Sei le province colpite, tutte controllate dai ribelli Houthi, inclusa la capitale Sana'a, Al Hudeidah Saada, Dhamar, Taiz e Hajjah, tutte nello Yemen occidentale». E chi diavolo sono gli Houthi? Sono parenti dei Mohicani? Dove stanno, da dove vengono e da che parte militano costoro?

Rispondo con quel che so: sono ribelli musulmani sciiti filo-iraniani che da quindici anni circa combattono per impossessarsi dello Yemen governato da arabi musulmani sunniti filo-sauditi. Esiti altalenanti. L'Occidente vende armi ad entrambi i contendenti. Gli Houthi insomma stanno lottando per conto dell'Iran e di Hezbollah-Libano contro i guardaspalle di Arabia e Turchia. Si chiamano guerre per procura. Per intenderci: gli Stati appena nominati simpatizzano con Hamas e brigano per suo conto contro Israele. Gli Houthi - probabilmente con l'assenso della Russia, che all'Onu ha deciso di schierarsi con loro - tirano razzi dallo Yemen per bloccare le navi che vogliono accedere (...)

(...) al Mar Rosso. Risultato: il passaggio verso il Canale di Suez, da pericolosetto

che era finora, diventa un teatro bellico vero e proprio, impraticabile chissà per quanto. Chi ci guadagna? Usa e Regno Unito non ci rimettono nulla, noi tanto.

Il tutto accade perché americani e inglesi, i quali non vogliono allargare la guerra, adottano la tattica di allargarla sì, ma di poco. Mettono incinta di nuovo Mamma Guerra? Sì, ma appena appena. Non danno battaglia a Istanbul o Teheran o Beirut, ci mancherebbe, ma agli Houthi. Tanto chi li conosce?

Gli esperti spiegano quello che non capiscono. La Francia e la Germania negano appoggio. L'Italia non partecipa, non lancia razzi, ma solidarizza con Biden. Che potrebbe fare, se no?

Questo è soltanto uno dei mille casini che mostrano le loro insegne insanguinate in queste ultime settimane, e a cui il lettore comune, ma anche un Pico della Mirandola in grado di vincere al Rischiatutto in storia delle guerre dal Pleistocene al post-moderno, andrebbe in palla e finirebbe per applaudire a una bordata di palle incatenate dirette contro l'Italia, convinto siano indispensabili per salvare la democrazia, a costo di ammazzarci tutti, aumentando così l'astensionismo anche nei cimiteri.

Non so voi, ma io oltre che confuso, non sono tanto sicuro che andrà tutto bene, come ci diceva Conte quando cominciò a diffondersi il Covid. Infatti, questo episodio accade mentre in Sudan e Sud Sudan la Cina osserva e alimenta una guerra che ha fatto un milioncino di morti, e in Nigeria per festeggiare e prolungare il Natale in un Venerdì Santo i pastori Fulani, musulmani, hanno eliminato cinquemila pastorelli cristiani del tipo che accorrevano duemila anni fa a Betlemme. Intanto a Taiwan, dove funziona la democrazia, il popolo ha scelto un presidente che fa incazzare i cinesi che reclamano la sovranità sull'isola. Poi c'è la pulizia etnica in Birmania, le minacce dei musulmani azeri, con armi italiane, contro i cristiani armeni, i conflitti in Etiopia,

i golpe e anti-golpe lungo tutta la fascia del Sud Sahara. E la Siria, e la Libia

Ah già, dimenticavo l'Ucraina. Un'aggressione russa, senz'altro, ma che si pretende ancora di fermare dall'Alleanza Atlantica tramite una guerra per procura che arma milioni di disgraziati destinati a soccombere, per il semplice fatto che una potenza, dotata di seimila bombe nucleari e altrettanti missili in grado di farle esplodere ovunque, non può perdere.

Qualunquismo il mio? Piuttosto cerco di imparare la lezione della storia. I sostenitori della Prima guerra mondiale, in nome della bella morte (preferibilmente degli altri) chiamavano «panciafichisti», «bottegai» e «pantofolai» quanti stavano con la saggezza del Papa di allora, Benedetto XV, che bollò come «inutile strage» la carneficina. La quale non risolse niente. Mutilò persino la nostra vittoria, e fornì con il Trattato capestro di Versailles l'utero in affitto che partorì la Seconda guerra mondiale.

Occorre venire a patti amari ma realistici con la cattiva Russia.

Non si tratta di applicare la codardia del «meglio rossi o russi che morti», ma di applicare il realismo alla Nixon, che chiuse forse ingloriosamente la guerra per procura contro Russia e Cina in Vietnam, ma consentì con la sua scelta a Reagan di concludere l'opera anticomunista pochi anni dopo, e senza inutili stragi.

Papa Francesco mi sta antipatico per tante cose, ma sulla guerra mondiale a pezzi e la necessità di fermarla ha tutte le ragioni. Il prossimo pezzo rischiamo di essere noi.

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