«Il sesso per umiliare Mez e poi Amanda l'ha finita»

«Il sesso per umiliare Mez e poi Amanda l'ha finita»

«Il film horror dell'omicidio di Meredith Kercher» visto dai giudici ha un movente e delle prove. E una sceneggiatura ben diversa da quella scritta e postata su Facebook- col titolo sopracitato- da Raffaele Sollecito. Era lo scorso luglio quando sul web comparve una sorta di autodifesa presentata dall'ingegnere informatico di Giovinazzo. Come fosse il copione di un pulp. Lo scrisse in terza persona: «Non c'è nemmeno il profilo di Raffaele su quel gancetto (del reggiseno, ndr); se si legge male quel miscuglio di tracce, si può trovare il Dna di chiunque. La vogliamo finire con ste noie?!! Finiamo di vedere sto film!!». E poi: «Non si sa perché Amanda e Raffaele hanno fatto la scelta di uccidere Meredith, ma dobbiamo prendere atto della loro scelta, LA SCELTA DEL MALE».
La Corte d'Assise d'appello di Firenze che il 30 gennaio lo ha condannato a 25 anni di carcere (28 e mezzo per la bella Amanda, 16 già inflitti all'ivoriano Rudy Guede), impiegando 12 ore per decidere, ora mostra nuove sequenze dello stesso film. Scene girate in modo diverso, in cui si modifica la trama, in parte il perché ma non gli eventi. Né i protagonisti. Il tragico finale lo conosciamo tutti. «Mez» trovata seminuda, uccisa con un paio di coltellate alla gola in camera da letto, nella casa di Perugia che condivideva con altre tre ragazze. Correva l'anno 2007, l'omicidio la sera dopo festa di Halloween. Fino a ieri si era parlato di un delitto «quasi passionale», di un tentativo di violenza di gruppo sfociato in omicidio. La lettura delle motivazioni della sentenza riavvolge la pellicola. Non fu il sesso ma un litigio, l'ennesimo tra Meredith e Amnda Knox, il vero movente dell'aggressione.
Fra le due giovani «non c'era simpatia reciproca, anzi, la ragazza inglese nutriva molte riserve sul comportamento della coinquilina», specificano i giudici. Due stili di vita opposti: l'inglese studiosa, regolare, ordinata anche nelle amicizie; l'americanina di Seattle decisamente trasgressiva, tra «canne», lavori saltuari in un pub e più voglia di divertirsi che stare sui libri. «Quella sera fu Amanda- sentenziano i togati- a far entrare nell'appartamento Guede. L'ivoriano «tenne un comportamento poco urbano», che infastidì Meredith, che chiese spiegazioni ad Amanda. La studentessa americana e Sollecito, che avevano fatto uso di sostanze stupefacenti, si erano “raccolti in intimità”. In questa situazione di «apparente normalità» sarebbe nata la discussione fra le due ragazze, «che si inserì in un contesto che, sia per le condizioni psicofisiche degli imputati sia per il livello di esasperazione cui era giunta la convivenza fra le ragazze esplose nell'aggressività».
Il nuovo film dell'omicidio, vede Amanda, Lele e Rudy, tutti e tre insieme in quella casa di via della Pergola. E tenta di spiegare il perché della tentata violenza sessuale: «La crescente aggressività durante il diverbio all'interno del quale può collocarsi la condotta di violenza sessuale che corrispose, per quanto attiene a Guede, alla soddisfazione di un proprio istinto sessuale maturato in tale contesto, mentre, per la Knox e, in una volontà di prevaricazione e di umiliazione nei confronti della ragazza inglese». Furono Amanda e Raffaele, secondo i giudici a colpirla, con due coltelli diversi, mentre Rudy la teneva ferma. La ferita mortale l'avrebbe inferta proprio Amanda, mentre il dna trovato sul gancetto del reggisseno della vittima, stando alle perizie, è proprio quello di Sollecito. Il delitto, infine, sarebbe maturato per evitare che Mez potesse denunciare i sui aguzzini.
Eccolo il teorema valso la condanna a cui Amanda si è «sottratta» tornando negli States.

Una spiegazione che fa reagire duramente Giulia Bongiorno, uno dei legali di Lele. «Raramente mi è capitato di leggere un provvedimento costellato da tanti errori e contraddizioni su elementi fondamentali per il processo». Ultima parola alla cassazione.

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