Roma - L'ingegner Alemanno, con ufficio e partita Iva aperta da quando non è più sindaco, sta lavorando ad un progetto. Ma con l'ingegneria non c'entra. Tra poco più di un mese, dall'altra parte del pianerottolo della sua Fondazione Nuova Italia, si installerà un nuovo partito, Forza Italia (Berlusconi in persona ha fatto un sopralluogo l'altro giorno). Ma Alemanno resterà dall'altra parte del pianerottolo, non entrerà in Fi, pur essendo uno dei colonnelli rimasti fedeli al Cav mentre altri pezzi della ex An prendevano altre strade (Fli, Fratelli d'Italia, la Destra...). Il progetto dell'ex sindaco è un altro, fare una nuova Alleanza nazionale, anche se non si chiamerà così. «Vede questo? È tutto qui. È il documento che presento domani (oggi, ndr) e che fino ad ora è stato firmato da più di 100 persone tra esponenti del territorio ed eletti. Si chiama Per un nuovo centrodestra radicato nel territorio e nella comunità. Con la nascita di Forza italia, che copre l'area più liberal del centrodestra, rischia di rimanere scoperta la fascia più di destra, l'anima più fondata sui valori della nazione, dello Stato e dell'equità sociale».
Insomma, Alemanno, dopo Forza italia torna anche Alleanza nazionale.
«No, calma. Io credo che non si possa rifare An. Penso ad un soggetto nuovo che raccolga l'eredità di An ma vada oltre».
Non c'è già Fratelli d'Italia?
«Fratelli d'italia è un interlocutore naturale, ma non è che io aderisco a Fdi. Ragiono su una grande aggregazione in cui Fdi può essere il soggetto principale. Un'aggregazione di più movimenti, alleati con Berlusconi».
Quali?
«Storace deve farne parte, ma accettando di superare posizioni troppo marginali. E poi pezzi dall'Udc, dal movimento di Giannino, tutti quelli che si riconoscono in un modello di centrodestra diverso ma complementare a Forza Italia».
Altri colonnelli del Pdl (Gasparri, Matteoli etc) entreranno in Forza Italia. Lei non ci ha pensato mai?
«Io credo serva un altro contenitore di destra che metta al centro il tema della nazione, dello Stato, del radicamento popolare e della giustizia sociale».
È stato un errore sciogliere An?
«Col Pdl è stata fatta una fusione a freddo. Ci voleva più tempo, forse si doveva passare prima da una federazione. Il Pdl può rimanere come sigla della coalizione».
Non rischia di sembrare un ritorno indietro?
«Per evitarlo dobbiamo evitare due cose. Primo, riproporre il nome di An. Secondo, rifare il vecchio partito dei colonnelli. È un'immagine datata».
Un nome le frulla in testa?
«Stiamo cercando Qualcosa che sancisca l'idea di una aggregazione, il sostantivo Alleanza popolare non è male, anche Fratelli d'Italia. Bisogna studiare...».
E il leader chi sarà? Alemanno?
«No, io voglio entrare nel progetto con la massima umiltà. Da militante. Penso che Giorgia Meloni, proprio per evitare l'idea di un ritorno al passato, possa funzionare. La cosa fondamentale è evitare la logica calata dall'alto, utilizzando le primarie ad esempio. Poi, una sede in ogni realtà. Un partito radicato».
E i finiani, vengono anche loro?
«Ci sono persone che hanno fatto in buona fede esperienze in Fli».
E se Fini bussasse alla vostra porta, aprite?
«Fini si è convinto da solo che la sua stagione politica è finita. La figura di Fini si è caricata troppo del dissidio con Berlusconi. Ai problemi nel centrodestra non si sfugge cambiando posizionamento, inseguendo il centro o l'estrema destra. Poi, mai cadere nell'errore di dare sponda agli attacchi a Berlusconi».
Cioè non flirtare con la sinistra come ha fatto Fli, prima di dissolversi?
«Il partito di destra che ho in mente deve tenere alta la bandiera della legalità, ma mai abbassare la guardia di fronte agli attacchi giudiziari a Berlusconi, che sono un tentativo di distruggere il bipolarismo in Italia».
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