A sinistra la faida sulla trattativa Deaglio contro i pm

A sinistra la faida sulla trattativa Deaglio contro i pm

Dopo il boomerang sulla «trattativa» Stato-mafia che incastra i governi di centrosinistra, siamo all'«Ok Corral» sulla rive gauche. Scalfari di Repubblica contro il pm Ingroia, il presidente Napolitano contro il Fatto Quotidiano. Adesso tocca all'antiberlusconiano Enrico Deaglio prendersela col «gemello diverso» di Ingroia, il pm Nino Di Matteo, che proprio su Repubblica non ha smentito l'esistenza delle telefonate del capo dello Stato con l'ex ministro Mancino. Perché proprio Di Matteo? Per spiegarlo, gli antiberlusconiani parlerebbero di «conflitto d'interessi». Già, perché Di Matteo è il magistrato dei processi sulla strage di via D'Amelio incardinati sul falso, falsissimo, pentito Vincenzo Scarantino. Il pm compare infatti sin dalle indagini nel Borsellino bis (è imminente la revisione, più innocenti si sono fatti decine di anni di carcere) e pure nel Borsellino ter. Al contempo è quello che con Ingroia conduce l'indagine sulla nota «trattativa» che, gioco forza, va a incastrarsi con i segreti, i depistaggi, i veri motivi della morte del giudice Borsellino, sulla quale Di Matteo indagò a lungo. Da qui l'affondo di Deaglio in risposta ad attacchi portati da più parti, compreso il blog Antimafia 2000. «Non conosco il dottor Di Matteo, ma leggendo le carte ho visto che il suo ruolo nell'impianto Scarantino fu davvero notevole. Ora che Di Matteo è uno dei pm di punta dell'inchiesta attuale sulla trattativa, mi chiedo se ha ripensato al suo operato. Fu semplicemente giovane, inesperto, plagiato dai colleghi più anziani e, dopo, titolare di un'inchiesta dipendente tutta da un pentito imbarazzante? Si accorse Di Matteo che Scarantino suonava falso?». E ancora. «Nell'inchiesta attuale, come sappiamo, compare l'ex ministro dell'interno Mancino. La Barbera dipendeva da lui. Il giudice Di Matteo si fidò moltissimo dell'indagine di La Barbera, per cui aveva grande ammirazione. Chissà, forse si sarà fidato anche Mancino... Forse erano tutti in buona fede, che ne dite?». Per Deaglio che sul caso Borsellino ha scritto un libro interessante («il vile agguato») il gemello di Ingroia ha perso l'aura di infallibilità a causa di Scarantino epperò oggi indaga sulle stesse cose, grazie a pentiti e Ciancimini vari, ma sul versante opposto a quello originario.

Per i suoi detrattori Deaglio ha commesso «un errore diabolico» a prendersela con chi è riuscito a far condannare Cuffaro, «politico del 61 a 0 berlusconiano». Aggiungendo, poi, che esprimere un giudizio non allineato al copione significa «offrire così con leggerezza un assist strategico» agli amici degli amici. Quali amici?

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica