Elargizioni di denaro, promessa di posti di lavoro e anche una bombola del gas. Sono queste le monete di scambio utilizzate nel presunto sistema di corruzione elettorale smantellato dai carabinieri di Bari, che ha portato a numerose ordinanze cautelari. Ai domiciliari sono finiti il sindaco e il vicesindaco di Triggiano, Antonio Donatelli e Vito Perrelli, ma anche Sandro Cataldo, che oltre a essere il coordinatore del movimento "Sud al centro" è il marito dell'assessore, ora dimesso, della Regione Puglia, Anita Maurodinoia, che risulta essere indagata. Per la moglie e il figlio di Donatelli, Gaetana Lanotte e Francesco Donatelli, invece, sono stati emesi due divieti di dimora a Triggiano. L'unico ad aver ottenuto un'ordinanza di custodia cautelare in carcere è Nicola Lella, ex assessore comunale di Grumo Appula. Sono 72 in tutto gli indagati, tra loro anche degli elettori.
L'indagine è partita da Armando De Francesco, anche lui agli arresti domiciliari, consigliere circoscrizionale del movimento "Sud al centro". È lui che a febbraio 2021 contatta un maresciallo dei carabinieri per rivelargli il sistema: "Io ho tutti questi contatti, più di 2000 persone che noi ogni anno, ogni volta che facevamo la campagna elettorale, noi compravamo i voti. Ti dico anche il sistema che facevamo: lui che è un genio, su questo bisogna riconoscerlo, lui aveva un sistema infernale che nessuno sa al mondo secondo me. Lui ti sapeva dire se tu lo votavi o meno attraverso questa tecnica". Il "lui" a cui fa riferimento De Francesco è Alessandro, detto Sandro o Sandrino, Cataldo.
Quello architettato da Cataldo può essere considerato come un vero e proprio "sistema" radicato nel territorio da utilizzare per le varie tornate elettorali. "L'ultimo giorno cioè il giorno prima delle votazioni, si votava la domenica, il sabato la gente diceva ‘ma a noi quando ci chiamate? quando ci …'. Perché non dicevamo 'lasciate i vostri documenti poi vi chiamiamo'. Noi li contattavamo tutti, cioè quindi noi il venerdì dicevamo: 'Vedi che tu domani devi venire a quest’ora, in questo momento, in questa sede'. Che venivano a fare loro? Loro venivano, noi davamo dei fac-simili di votazione", dice ancora De Francesco al maresciallo.
C'erano 7-8 formule di votazione attraverso le quali l'organizzazione riusciva a tracciare i voti "comprati" nelle diverse sezioni. Un sistema scientifico che ha tracciato e schedato migliaia di elettori.
Dalle intercettazioni risulta che non ci sono solo i soldi, 50 euro a voto, tra i benefit per i voti: "La signora è venuta di nuovo e ha detto: ho tutti gli amici di mio figlio per votare, faccio venire mio figlio per il rappresentante di lista, però voglio la bombola del gas". Per ogni votazione, è l'accusa degli investigatori, si assisteva a un movimento ingente di denaro verso gli elettori per assicurarsi il loro voto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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