Spending review, tassati gli studenti bamboccioni Rate più care per fuoricorso

La spending review in commissione Bilancio al Senato: si punta a fare cassa con gli universitari in ritardo. Per Bankitalia stretta su auto blu e buoni pasto

Spending review, tassati gli studenti bamboccioni Rate più care per fuoricorso

Roma Potranno aumentare, fino a un massimo del 100%, le tasse universitarie per gli studenti fuori corso. Ed arrivano nelle casse del­le-Province 100 milioni di euro sot­tratti al fondo per i rimborsi fiscali alle imprese, lo stesso fondo che era stato già depauperato di altri 500 milioni, destinati ai Comuni. Sono queste le ultime novità emer­se nel percorso del decreto sulla spending review alla commissio­ne Bilancio del Senato. Cambia anche qualcosa, anche se di poco sostanziale, per l’accorpamento delle Province: adesso non si par­la di «soppressione e accorpamen­to » ma di «riordino», e si indica il percorso per arrivarvi. Non va in­vece in porto il tentativo di salvare Terni, Isernia e Matera, come chie­devano alcuni senatori di maggio­ranza.
Per gli studenti universitari fuo­ri corso, dunque, le rette potrebbe­ro farsi sensibilmente più salate. Saranno gli atenei a decidere in ba­se a criteri stabiliti ogni anno dal ministero dell’Istruzione. Intan­to, però, l’emendamento dei rela­tori fissa i paletti: sotto un reddito familiare annuo (calcolato ai fini Isee)di 90mila euro, l’incremento non potrà superare il 25% della normale tassa d’iscrizione; fra i 90mila e i 150mila euro l’aumento potrà raggiungere il 50%; infine, per i redditi familiari oltre i 150mi­la euro, si potrà arrivare a un au­mento del 100%. L’emendamento prevede che si debba tener conto della «specifica condizione degli studenti lavoratori». Oltre che per gli studenti non in regola, arriva una norma anche per i docenti uni­versitari. I professori che, dopo un incarico in un ente o in una istitu­zione, ritornano all’insegnamen­to in un ateneo non potranno con­servare il trattamento economico percepito in quell’incarico.Illegit­tima l’attribuzione di assegni ad personam . Al professore sarà corri­sposto soltanto lo stipendio ugua­le­a quello dei colleghi di pari anzia­nità.
«È un bel segnale per la mora­lizzazione della casta», osserva Giuseppe Valditara (Pdl) che ha presentato l’emendamento.
Oltre ai prof, dovranno tirare un pochino la cinghia anche i dipen­denti della Banca d’Italia.
Un emen­damento al decreto obbliga Palazzo Kocha «tenercontodeiprincipicon­tenuti nel decreto, nell’ambito del proprio ordinamento». Gli effetti ri­cadranno su auto blu, buoni pasto, ferie e permessi, consulenze esterne e canoni di locazione degli uffici.
Purtroppo dovranno stringere la cinghia anche le imprese. Dal fondo per la restituzione dei crediti fiscali la commissione Bilancio del Senato ha sottratto altri 100 milioni di euro da destinare alle Province per paga­re i loro debiti, dopo i 500 che sono stati spostati dallo stesso fondo a fa­vore dei Comuni. La sorte delle no­stre imprese sembra non importare al Parlamento, mentre non si han­nonotiziedeipresuntifondipiùvol­te
annunciati dal governo per la re­stituzione di una prima parte dei 70 miliardidicreditivantatidalleazien­de nei­confronti della Pubblica am­ministrazione. Si trovano invece le risorse per «salvare» dai tagli il Cen­tro sperimentale di cinematografia.


Salta anche il taglio di 30 milioni per la ricerca. Il decreto sulla revisione della spesa arriva lunedì nell’aula del Senato. Sul testo approvato dal­la commissione Bilancio il governo chiederà il voto di fiducia.

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