Statali, mobilità entro i 100 km Dimezzati i permessi sindacali

Statali, mobilità entro i 100 km Dimezzati i permessi sindacali

RomaSe le anticipazioni della bozza dovessero essere confermate, Matteo Renzi conta di svecchiare di colpo la pubblica amministrazione. Ed ha in animo di farlo con un decreto legge. Una scelta che, al momento, resta sospesa a mezz'aria. I costituzionalisti di Palazzo Chigi individuerebbero nella riforma i requisiti di «necessità ed urgenza» chiesti dalla Costituzione per un decreto legge. Dal Quirinale, però, i segnali non andrebbero in questa direzione. Così la scelta del veicolo legislativo rimarrà incerta fino a domani, quando si riunirà il Consiglio dei ministri.
Il testo della bozza, però, lascia capire (per le scadenze introdotte) che il governo punta sullo strumento del decreto. E non può essere diversamente se, a partire dal primo agosto prossimo, un sindacalista su due dovrà tornare in azienda. È previsto, infatti, che i permessi sindacali vengano tagliati del 50 per cento. E non a caso, i sindacati bocciano la riforma di Marianna Madia, alla Funzione pubblica.
Contro la bozza si realizza poi una «Santa Alleanza». Al fianco dei sindacati si schierano i magistrati della Corte dei conti. Il testo prevede che, a partire dal 31 ottobre, nessun dipendente pubblico può restare al lavoro oltre l'età della pensione. Una scelta per la quale il Consiglio di presidenza della Corte dei Conti esprime «forte preoccupazione»: in cinque anni uscirebbero 90 magistrati contabili su 430.
L'intervento, però, non colpirebbe solo questa categoria di dipendenti pubblici che riceve lo stipendio fino ad oltre i 70 anni. La bozza prevede anche che nessun pensionato pubblico possa ricoprire ruoli dirigenziali una volta uscito dagli organici.
L'operazione «svecchiamento» prosegue anche con l'introduzione di un nuovo istituto previdenziale per gli statali: il prepensionamento. In caso di esuberi e in assenza di criteri e modalità condivise con i sindacati, «la Pubblica amministrazione procede alla risoluzione unilaterale, senza possibilità di sostituzione, del rapporto di lavoro di coloro che entro il biennio successivo maturano il diritto all'accesso» alla pensione «con conseguente corresponsione del trattamento». Una soluzione a lungo discussa alla Funzione pubblica anche dai precedenti governi, e che non era mai stata tentata. In alternativa, il personale in esubero che non è vicino all'età di pensione può chiedere anche un ridimensionamento dell'incarico (anche economico) pur di evitare la mobilità.
Potrebbe essere una soluzione condivisa da molti statali. Per un motivo molto semplice. La bozza di riforma introduce il principio della mobilità obbligatoria entro un raggio di 100 chilometri dall'attuale posto di lavoro. Vale a dire, un'amministrazione può trasferire d'imperio un dipendente entro 50 chilometri: le diverse sedi vengono considerate «stessa unità produttiva».

Ma se argomenta valide motivazioni organizzative e produttive, può spingerlo fino a sedi distanti anche 100 chilometri.
Per favorire lo sblocco dei contratti e nuove assunzioni pubbliche di giovani, la bozza del decreto introduce deroghe al blocco del turno over: vale solo in termini economici e non di posti.

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