La strage del ragazzo che odia le donne

La strage del ragazzo che odia le donne

Il mondo distopico di Elliot Rodger avrebbe dovuto finire con un olocausto. Lo aveva già visto, immaginato, progettato nella sua «realtà» trasformata in orrido videogame. E annunciato. Nel modo più semplice possibile per un ragazzo dei nostri tempi, per uno della generazione digitale: un video su Youtube. La morte annunciata, il delirio omicida, la fine di tutto, la disperazione affogata nel sangue. Il suo e degli altri. Soprattutto quello delle donne, loro prime nemiche e colpevoli del male che lo distruggeva.
Molti avranno pensato a una smargiassata, magari a una provocatoria farneticazione. Elliot Rodger, 22 anni, alla fine, invece, ha colpito. Forse meno di quanto avrebbe voluto. Ma è stata una strage. Una decina di morti, almeno altrettanti feriti. L'America della mattanza non è quella post apocalittica di Hunger games, il film che il padre Peter aveva girato due anni fa come aiuto regista. Ma nella sua mente malata tale deve essergli sembrata. Sul web Elliot spiegava tutto, con dovizia di particolari. Era da settimane, almeno dal 26 aprile che aveva pianificato il massacro. E ora si scopre che prima di partire in auto verso Isla Vista, in California, per andare a sparare a chi gli capitava a tiro aveva gia ucciso tre ragazzi. La polizia ha trovato i cadaveri nella sua abitazione di Santa Barbara, tutti pugnalati a ripetizione.
Poi la corsa impazzita verso la trasgressiva cittadina universitaria. Quella dove brulicano le ragazze, vestite in short da capogiro e canotte in miniatura. Lui armato di tre pistole, quattrocento cartucce, una Bmw da usare come carro armato. E soprattutto di odio infinito. Verso le donne, verso l'umanità intera. Elliot sognava un mondo «senza sesso in cui infliggere pesanti punizioni per chi lo praticava». Avrebbe voluto internare le donne nei lager e farle morire di fame. La vendetta di un ragazzo psicopatico, cresciuto forse troppo solo e educato da tv, film e videogiochi. Per madre una matrigna che detestava, un fratellastro altrettanto ingombrante e un papà «distratto» per troppi anni. Anche loro avrebbero dovuto morire. Nel video di sei minuti, che oggi suona come un monito inascoltato, Rodger raccontava la sua vita, le sue fobie, la sua rabbia. Spiegava di voler avere una ragazza, ma di non essere capace di interagire con l'altro sesso. Di non averne mai baciata una, di essere ancora vergine a 22 anni. Di non sentirsi abbastanza «cool».
Nessuno lo ha ascoltato. Nessuno lo ha preso sul serio. Solo il papà qualche mese fa si era accorto della bomba ad orologeria che si era innescata nel cervello del figlio. E aveva avvisato la polizia dopo aver trovato dei video inquietanti. Inutilmente. Gli agenti intervenuti verbalizzarono di aver incontrato «un ragazzo gentile, preciso e timido». Elliot, su internet commentò sbeffeggiandoli: «Se avessero perquisito la mia stanza, avrebbero scoperto le armi e i testi con il mio piano». Che è scattato venerdì sera. Dopo aver ammazzato tre amici, sulla sua Bmw ha raggiunto la zona del campus di Isla Vista. E qui ha aperto il fuoco.

Prima ha ucciso due ragazze che si trovavano nella sala di un'associazione studentesca femminile, poi una donna all'interno di un mini market. Altre quattro vittime le ha fatte investendo i passanti con la macchina. Inutile l'inseguimento degli agenti. Elliot si è fermato senza lasciarsi catturare. Sparandosi un colpo. Aveva già scritto anche la fine.

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