Tassano pure le polizze vita per finanziare il dl sviluppo

Mancano ancora 200 milioni alla copertura del provvedimento. Passera promette per l’ennesima volta lo sblocco dei pagamenti

Tassano pure le polizze vita  per finanziare il dl sviluppo

«Il decreto è pronto, lo presenteremo molto prossimamente». L’incertezza linguistica e soprattutto quella sui tempi di approvazione caratterizza da settimane il decreto sviluppo, molto atteso dalle imprese. Però, stavolta sembra quella buona: il provvedimento preparato da Corrado Passera giunge finalmente sul tavolo del Consiglio dei ministri di domani. In queste ore si starebbero limando le ultime modifiche e soprattutto le ultime coperture finanziarie. I 200 milioni ancora mancanti verrebbero da un prelievo sulle assicurazioni Vita sia italiane sia straniere: lo 0,2% nei primi due anni, lo 0,6% dal 2014 in poi. Costi che poi verranno scaricati sui premi delle polizze.

Un’altra novità riguarda la durata dei processi civili, uno dei motivi principali di assenza delle imprese straniere dal nostro Paese. I processi devono terminare entro 6 anni (3 anni in primo grado, 2 anni in secondo più un anno in Cassazione). Se così non sarà, il giudice dovrà liquidare come equa riparazione una somma tra i 500 e i 1.500 euro per ogni anno di durata aggiuntiva del procedimento. Cifre che, se la causa è di una certa rilevanza economica, coprono a mala pena il costo dei bolli e delle fotocopie. Più interessanti le nuove regole fallimentari inserite dal ministro della Giustizia, Paola Severino, in particolare sul concordato preventivo sul modello del chapter eleven americano. In breve le aziende colpite dalla crisi, ma che vedono prospettive di ripresa all’orizzonte, non sono obbligate a dichiarare fallimento, ma potranno ricorrere direttamente al concordato preventivo.

Il decreto sarà unico, accorpando i capitoli sviluppo-incentivi e infrastrutture-bonus edilizia. In un’audizione al Senato, Passera ha confermato che conterrà norme per facilitare il ricorso al mercato del debito da parte di imprese non quotate, anche di piccola e media dimensione. Potranno emettere strumenti di debito a breve termine (cambiali finanziarie di durata fino a 18 mesi) o a lungo termine (obbligazioni) sui mercati regolamentati. Per queste emissioni di mini bond il decreto prevede esenzioni fiscali, come l’imposta di bollo. Le aziende che emettono le obbligazioni avranno il sostegno di uno sponsor, di solito una banca, che le assiste in fase di emissione e collocamento, e che mantiene in portafoglio una quota variabile fra il 2 e il 5% dei titoli fino alla loro naturale scadenza.

Il decreto contiene anche i project bond, per il finanziamento delle opere pubbliche e le infrastrutture. E prevede la rimodulazione del bonus fiscale sulle ristrutturazioni edilizie, in aumento dall’attuale 36% al 50%, con un tetto di spesa fissato in 96mila euro. È però una misura che fa perdere gettito fiscale, soprattutto nei primi anni.

Passera, infine, promette per l’ennesima volta che a breve ci sarà lo sblocco dei crediti vantati dalle imprese nei confronti dell’amministrazione pubblica. «Siamo ormai a 70 miliardi. In questa prima fase pensiamo di metterci nella condizione di smobilitarne la metà», dice il ministro. Smobilitare, ovviamente, non vuol dire restituire 35 miliardi, ma dare il via alle procedure.

Oltre che sul decreto sviluppo, il governo cerca di concentrarsi sulla spending review. Dalla riunione tra Monti, i ministri economici e il commissario Bondi è scaturito un impegno a varare entro fine giugno un decreto che contenga tagli di spesa pubblica per almeno 5 miliardi, qualcosa in più dei 4 miliardi e mezzo preventivati. La massima parte di questa cifra verrà da risparmi nell’acquisto di beni e servizi da parte dell’intera pubblica amministrazione, dal taglio delle auto blu (ne resterebbe una ogni quattro o cinque), dal taglio delle scorte di polizia e carabinieri, da un giro di vite sulle consulenze esterne e da risparmi sugli affitti. In realtà, Monti vorrebbe rafforzare la cifra, fino a 6-7 miliardi per mandare un messaggio di rigore ai mercati.

I tagli aggiuntivi verrebbero da un pacchetto publico impiego: in particolare verrebbe utilizzato l’«esonero dal servizio» per gli statali con più di sessant’anni, con una retribuzione pari all’80% che accompagna gli interessati fino alla pensione.

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