Tasse sul lavoro da record. In Italia le più alte del mondo

L'Italia resta al top delle gra­duatorie europee. Soprattut­to di quelle che fotografano la pressione fiscale e contributiva. Il cosiddetto cuneo

L'Italia resta al top delle gra­duatorie europee. Soprattut­to di quelle che fotografano la pressione fiscale e contributiva. Il cosiddetto cuneo. E sebbene il gover­no Renzi si voglia caratterizzare per il taglio delle spese e per la restituzione di 10 miliardi a 10 milioni di persone, i membri del governo continuano a parlare di aliquote fiscali. Lo fa, da ulti­mo, Enrico Zanetti,sottosegretario al­l’Economia. Annuncia che l’aliquota per far rientrare i capitali dall’estero sarà «di molto» maggiore al 5%: livello indicato dal governo Berlusconi per lo scudo. E si aggirerà intorno al 12 ,5 %.

Cuneo Nessun capofamiglia in Euro­pa paga più tasse e contributi che in Italia. Lo dicono le tabelle della Banca d’Italia che rielaborano i dati forniti dall’Ocse,Unione europea,G7.Un la­voratore dipendente con coniuge e due figli a carico lascia a Fisco ed Inps il 38,3% del proprio reddito, mentre la media dei colleghi Ocse arriva al 26,1%. Vale a dire, paga 12,2 punti in meno. In termini percentuali, un ca­pofamiglia italiano paga il 50% di tas­se in più rispetto ad un collega del­l’area Ocse nelle stesse condizioni fa­miliari. Confrontando la situazione dei lavoratori italiani con quelli del­l’area euro la differenza si riduce a 6,9 punti. La situazione per i lavoratori di­pendenti senza carichi familiari ( i sin­gle) peggiora di quasi dieci punti per­centuali, facendo salire il peso delle tasse e dei contributi al 47,6% del co­sto del lavoro. Rispetto a una media Ocse che non varia tra cuneo fiscale per lavoratori con carichi familiari e senza carichi familiari, la situazione dei single - ovviamente - risulta esse­re molto più svantaggiata per gli italia­ni, che hanno sulle spalle un cuneo fi­scale 21,6 punti più pesante rispetto al resto del mondo; ed il peso del cu­neo fiscale sui single arriva infatti al 42,5% (+11,1 punti). Se la fotografia dei dati fiscali e con­tributivi viene limitata al G7 e concen­trata tra il 2007 (inizio dell’ultima cri­si economica) e gli ultimi dati disponi­bili ( 2012), si notano atteggiamenti di­versi fra Stato e Stato. E, guarda caso, da quest’analisi l’Italia è il Paese dove le tasse sono aumentate maggiormen­te; e sempre a carico del capofamiglia monoreddito. In Italia, la crescita è stata pari a 2,6 punti percentuali: dal 35,7% del 2007 al 38,3% del 2012. Al se­condo posto per incremento delle tas­se sui lavoratori c’è il Giappone, dove però si parte da numeri diversi (era il 23,8% nel 2002 ed è arrivato al 25,5% con un incremento di 1,7 punti). In tut­ti gli altri componenti del gruppo si è registrato in trend inverso, che ha por­tato­alla riduzione del peso fiscale gra­vante sui lavoratori: negli Stati Uniti si è passati dal 18,5% al 18,4% (-0,1 pun­ti); nel Regno Unito dal 28,4% si è scesi al 27,9% (-0,5 punti); in Canada dal 19,4% si è passati al 18,2% (-1,2); in Germania, il peso del fisco è passato dal 35,6% al 34,2%, registrando il calo più consistente (-1,4 punti).

Scudo Il sottosegretario Zanetti an­nuncia un’aliquota alta sul rientro dei capitali: intorno al 12,5%.

Ma non fornisce alcuna indicazione sul prov­vedimento che punta a sanare penal­mente il rientro dei capitali, sebbene Letta l’avesse promesso entro 15 gior­ni dal varo del decreto. Il governo tede­sco di Schroeder applicò un’aliquota al 25%, ma non rientrò nessun capita­le proprio per l’aliquota alta e per mancanza di chiarezza sul piano pe­nale.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica