Tensioni sul congresso: Letta chiede sostegno, ma il piddì è in affanno

I dem arrancano. Continua la guerra sulla leadership: Epifani tentenna, Renzi non molla e Letta prova a non farsi impallinare. E il partito perde consensi

Tensioni sul congresso: Letta chiede sostegno, ma il piddì è in affanno

Tira una brutta aria in quel di via del Nazareno. Il balletto delle date, per non parlare dei programmi, stanno mettendo in crisi la leadership del Pd. Sgambetti, sgomitate e tiri mancini sono all'ordine del giorno. Così mentre i democratici perdono via via sempre più consensi, il premier Enrico Letta si appresta a intervenire alla direzione piddì che si terrà domani. L'obiettivo è cercare di spostare l’attenzione dalle schermaglie sulle regole precongressuali ai temi concreti. Ma difficilmente il tema della data in cui far svolgere le primarie per la segreteria non terrà banco anche nella riunione di domani. Insomma, come la volti o la giri, per i compagni si preannuncia un'estate caldissima. E un autunno ancor peggio.

Gianni Pittella, Pippo Civati, Goffredo Bettini, Sandro Gozi e Matteo Ricci hanno già annunciato un ordine del giorno in cui si afferma che "rimandare il congresso rispetto ai tempi indicati nell’ultima direzione nazionale significa decretare la morte del Pd". Il segretario Guglielmo Epifani non perde occasione per assicurare e rassicurare. "Il congresso si terrà entro l’anno", va ripetendo in giro da un po' di tempo a questa parte. I renziani, dal canto loro, restano sugli scudi e insistono sul rispetto delle regole, anche se off the record si dicono abbastanza fiduciosi sul fatto che l'ex leader della Cgil rispetterà la parola data. "Noi vorremmo novembre, loro dicembre, alla fine si medierà molto probabilmente sulla prima settimana di dicembre", afferma uno dei fedelissimi del sindaco di Firenze. Tuttavia, la voce che si possa rinviare la parte di direzione che si prevedeva potesse svolgersi il 31 luglio per ratificare le regole congressuali non fa dormire sonni tranquilli agli uomini vicini all'ex rottamatore. Che pero spiegano come siano soprattutto altri due i temi sui quali, incassata la data entro il 2013, si incentrerà la loro attenzione: l’apertura dei congressi locali ai non iscritti e la data di presentazione delle candidature. La maggior parte del partito, anche se preferirebbe che il congresso si svolgesse nel 2014, dovrebbe accettare la data che proporrà Epifani.

Compleatamente diverso il discorso sulle regole. Tanto che molti danno per certo che alla fine il "correntone" che si oppone ferocemente a Matteo Renzi potrebbe unire le forze e individuare un unico candidato alternativo. Il pressing su Epifani continua, anche se finora del tutto invano. E continuano a girare anche altri nomi che sembrano scaldare i motori. A cercare di tirare le somme di un partito in fibrillazione saranno sia Epifani sia Letta. Nell'intervento di domani verranno ripercorsi i temi già affrontati ieri durante la riunione del gruppo alla Camera. "Più forte è il partito, più forte è il sostegno al governo", chiarirà il presidente del Consiglio per spiegare che il congresso entro l’anno non è un ostacolo all’attività di governo. Già in questi giorni i deputati a lui vicini hanno sgombrato il campo da molte voci: Letta non intende candidarsi alla segreteria e ritiene utile la divisione tra segretario e candidato premier. Nessuno ha mai smentito che Letta si possa candidare a premier nel caso le elezioni si svolgano dopo un percorso fruttuoso del suo esecutivo, ma del resto questo i renziani lo hanno ben presente: "Ognuno farà la sua corsa, visto che sulla staffetta per il momento non hanno raggiunto un accordo".

Domani Letta chiederà che il partito non solo sostenga il governo, ma lo sproni anche. Già ieri aveva ricordato che il programma dell'esecutivo era nato in condizioni eccezionali, scritto in sole quarantott'ore e, quindi, prevalentemente da solo. "Ora è il momento di un confronto programmatico forte in vista dei due appuntamenti fondamentali per il governo: la legge di stabilità e il semestre di presidenza Ue", spiegano fonti vicine a Palazzo Chigi. "Il Pd - continuano - deve alzare l’asticella del programma, lasciare le proprie impronte digitali sul governo e orientarlo sui temi a lui più cari". Proprio per questo, a detta di Letta, il percorso precongressuale non dovrà essere fatto solo di regole e di date, che pure sono importanti, ma soprattutto di programma perché "più il Pd si rafforza più il governo si rafforza e viceversa". Una volta chiarito che non esistono alternative a questa maggioranza, né in Parlamento né con elezioni anticipate, e che la crisi sembra meno dura solo perché c’è una stabilità politica ma che se questa venisse a mancare di nuovo i conti ballerebbero, il premier spiegherà che la sua ambizione non è di durare per durare, ma di proseguire con una azione di governo incisiva che aiuti il Pd a rafforzarsi.

"Più sentiamo nostro il governo e meglio è - dirà - perchè ci abbiamo creduto e dobbiamo crederci fino in fondo". Ad ascoltare le parole di Letta ci sarà anche Matteo Renzi, che però, fedele all’impegno preso in questi giorni, molto probabilmente non prenderà la parola.

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