Toh, la crisi finanziaria è finita. Ma Monti lascia solo macerie

A fare scendere lo spread è stata la Bce di Draghi. Il governo ha sbagliato tutto, dall'Imu al lavoro. Ora ci vuole la crescita

Notizia: lo spread non lo ha fatto diminuire Monti, ma Draghi. Semmai il governo dei tecnici, con le sue politiche recessive, rischia di impedire il risanamento strutturale che può venire solo dalla crescita. Chi è che lo dice? Ancora una volta Ben Bernanke. Ebbene sì, lo confesso, sono un suo fan. Suo e della Federal Reserve, la banca centrale americana. Mi piace Ben perché la sua attività si è sempre incentrata su due punti fondamentali: lotta alla disoccupazione e sviluppo del settore immobiliare. Perché mantenere al massimo il livello di occupazione è, insieme alla stabilità dei prezzi, obiettivo fondante della banca centrale americana. E perché il settore immobiliare è quello che contribuisce di più alla crescita dell'economia e, quindi, alla creazione di posti di lavoro.
La celebre frase di Martin Nadaud, politico francese della seconda metà dell'800, «Quand le bâtiment va, tout va», coglie l'essenza della questione. Basti ricordare come in questa direzione abbia orientato la propria politica economica il governo Berlusconi (eliminazione Ici e piano casa), mentre duole constatare come il governo Monti abbia assunto posizioni diametralmente opposte, colpendo duramente, con la tassazione sulla casa, il settore traino dell'economia.
Giovedì Ben Bernanke ha annunciato il terzo programma di acquisto di titoli ipotecari, al fine di stimolare soprattutto il settore immobiliare Usa. L'intervento della Fed ci dovrebbe far riflettere, e a fondo, sulla politica economica del governo Monti. Nel nostro paese il settore immobiliare oggi è al collasso. Potremmo dire che ce lo siamo cercato, perché la svolta in negativo è avvenuta per decreto il 6 dicembre 2011, con il cosiddetto «Salva-Italia». L'introduzione dell'Imu, oltre alla riduzione del reddito disponibile delle famiglie dovuta al pagamento dell'imposta, ha comportato una perdita di valore media degli immobili del 30%. Da ciò è derivato un calo nel settore delle costruzioni (il nostro caro «bâtiment») del 13,6% a maggio 2012 rispetto a maggio 2011 e una riduzione delle compravendite del 36% nei primi 3 mesi del 2012. L'effetto Imu ha investito anche i consumi e la domanda di mutui.
Tutto ciò per contrastare uno dei capisaldi della politica economica e fiscale del governo Berlusconi: l'eliminazione dell'Ici prima casa; riforma additata addirittura come causa della crisi finanziaria del nostro paese. Falso: sia perché il minor gettito derivante dall'abolizione dell'imposta era meno di 2 miliardi, sia perché non era e non è affatto vero, statistiche Ocse alla mano, che rispetto ai grandi paesi europei l'Italia mostra un'imposizione sulla proprietà immobiliare particolarmente bassa. È vero il contrario.
Purtroppo non è solo questo il fatale errore del governo Monti: oltre all'aumento della pressione fiscale sugli immobili, sono state approvate altre due riforme che stanno distruggendo il mercato del lavoro e il welfare pensionistico. La riforma delle pensioni del ministro Fornero ha generato, a causa della totale assenza di gradualità nell'innalzamento dei requisiti di accesso alle pensioni, il fenomeno degli «esodati», producendo costi maggiori dei risparmi previsti e cacciando nell'incertezza 500mila lavoratori. E la riforma del mercato del lavoro porterà, entro fine anno, la distruzione di almeno un milione di posti di lavoro atipici, che saranno ricacciati nel sommerso.
Anche in questo caso non ce lo chiedeva l'Europa. La Bce ci chiedeva, invece, più contrattazione aziendale e una «definizione più rigorosa dei criteri di idoneità per le pensioni di anzianità», al fine di ottenere risparmi di spesa. Il governo Monti ha seguito tutt'altra strada, ma le tre riforme principali di questo esecutivo sono l'esatto contrario di quello che si doveva fare. Il tutto mentre in Europa sta finendo la bolla speculativa sui debiti sovrani. In meno di due mesi, dal picco del 24 luglio, lo spread Btp-Bund è diminuito di 200 punti base. Significativa l'asta di Btp triennali del 13 settembre: il Tesoro ha collocato 4 miliardi di titoli a un rendimento lordo del 2,75%, quasi 2 punti percentuali in meno rispetto al 4,65% dell'asta di luglio. Con i Btp triennali siamo tornati ai livelli del periodo d'oro: la media, ponderata per le quantità emesse, dei rendimenti dei Btp a 3 anni nel 2010 è stata pari al 2,17%. Questo vuol dire che il solo annuncio dell'intervento della Bce sembra raffreddare i rendimenti sul mercato primario più di quanto non stia avvenendo sul secondario, che è invece il mercato sul quale l'istituto di Francoforte dovrebbe operare. Pertanto la bolla si sta sgonfiando, senza che né la Bce né il Fondo di Stabilità Europeo abbiano sparato un solo colpo.
Se ci fosse lo stesso effetto sui titoli decennali, potremmo aspettarci, il prossimo 27 settembre, rendimenti in asta dei Btp a 10 anni intorno al 4%-4,5%. Potremmo dire a quel punto che sono bastate la minaccia del bazooka della Bce e dell'Esm per far scoppiare la bolla speculativa e per far sciogliere il grande imbroglio dello spread. Ma, come ogni bolla che si rispetti, il suo scoppio lascia sul terreno le macerie dell'economia reale. Le politiche recessive adottate sotto il ricatto dell'emergenza stanno distruggendo oggi e distruggeranno ancor più nel futuro il tessuto produttivo, economico e sociale dei paesi che le hanno adottate.
E qui veniamo al secondo punto gravissimo della situazione attuale in Italia. Perché nel caso delle riforme del governo Monti, il segno negativo finirà per connotare non solo il breve periodo ma anche il medio-lungo (altro che fine della recessione nel 2013), se rimarranno in vigore le nuove regole delle pensioni e del mercato del lavoro e se rimarrà insopportabile la pressione fiscale.
Il Salva-Italia di Monti sta producendo i suoi frutti avvelenati. Perché non ci sarà crescita se non aumenterà la produttività di tutti i fattori, ma soprattutto del lavoro.Serve quindi la riforma della contrattazione, occorre riprendere il percorso segnato dal precedente governo con l'accordo di giugno 2011 tra il ministro Sacconi e le principali sigle sindacali e associazioni industriali. Non è in discussione il rigore dei conti pubblici e il pareggio di bilancio, ma adesso la priorità è cambiare marcia, già con la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def) e con la Legge di stabilità.
Non è più possibile accettare misure recessive. Sarà bene che la Legge di stabilità comprenda la riforma delle riforme: l'attacco strutturale al debito pubblico per portare il rapporto rispetto al Pil in 5 anni sotto il 100%, anche in ottemperanza al Fiscal Compact, liberando così le risorse per una drastica riduzione della pressione fiscale da ricondurre sotto il 40% dall'attuale 45%. Il che vuol dire la fine dell'Imu sulla prima casa già dal 2013. Il governo Berlusconi è stato demonizzato e i professori sono stati accreditati come salvatori della Patria. Un imbroglio sull'imbroglio. Con la copertura irresponsabile dell'opposizione politica e sindacale, dei poteri forti, della burocrazia di Confindustria, delle banche e dei loro giornali, che, pur di giustificare un golpe nei confronti di un governo legittimamente eletto, hanno avallato la distruzione dell'economia.
Penso che il professor Monti sia in buona fede, vittima anche lui della situazione che si era creata.

Ma ha il dovere di promuovere, insieme al presidente Napolitano, un'operazione verità, riferendo alle Camere su cosa intende fare adesso per salvare l'Italia. La crisi finanziaria sta finendo, ma siamo nel pieno della crisi economica e dell'ancor più grave crisi democratica. Siamo certi che il presidente Monti risponderà.

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