Torna l’incubo del terrorismo, gambizzato dirigente Ansaldo

Due persone in scooter hanno atteso Adinolfi sotto casa, quindi uno lo ha seguito colpendolo da dietro. La vittima: "Mai mi sarei aspettato una cosa del genere"

Torna l’incubo del terrorismo, gambizzato dirigente Ansaldo

Genova - Un calibro 7,62 che fa tornare l’incubo degli anni di piombo. La Tokarev è, insieme alla Beretta, la pistola «che non s'inceppa e non arrugginisce mai». Fabbricazione russa. Prodotta dal 1934. In Italia non si trova. Arriva dai paesi della Cortina di ferro. Nel corso degli anni, è stata sequestrata pure nei covi delle Br. Come all'inizio degli anni Settanta: si ricomincia da Genova.
Il manager dell'Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, 59 anni, ieri è stato gambizzato da un commando in pieno giorno, sotto casa e davanti al figlio ventenne. Un colpo sparato a bruciapelo, da dietro: lesione alla tibia. Per pochi centimetri la ferita non è stata fatale. Prognosi di 45 giorni. Per gli inquirenti chi ha sparato voleva essere sicuro di non uccidere.
Il maxi scooter usato per l'attentato era stato rubato due mesi fa e è stato trovato dai carabinieri in centro città, a un paio di chilometri dalla zona residenziale di via Montello, dove è avvenuto l'attentato.Sono le 8,20 di ieri. L'ingegnere genovese scende in strada per andare al lavoro. Lo precede di alcune decine di metri il figlio Francesco, 22 anni. Sorpassa due uomini a bordo di uno Yamaha nero, per andare a prendere la sua Peugeot parcheggiata più avanti.
«Li ho visti che stavano fermi lì nella nostra salita privata a quell’ora del mattino - racconta il manager in ospedale - mi è sembrato strano, ma non ci ho fatto caso più di tanto. Mai mi sarei aspettato che potesse accadere un fatto del genere. Era una bella giornata».
I due, col volto coperto dai caschi scuri, gli si avvicinano. Francesco vede la scena da poco lontano, ma il giovane non immagina quello che negli anni Settanta chiunque avrebbe immaginato. Soprattutto a Genova, dove quattro manager dell'Ansaldo furono colpiti dalle Br con uguali modalità.
«Ciao, papà. Io vado. Ciao, ci vediamo stasera. Buon lavoro».
Uno scende dalla moto. Insegue Roberto Adinolfi e da dietro, con la canna della Tokarev inclinata dal basso verso l'alto, gli spara un colpo secco. Secondo gli investigatori, tecnica dell'agguato e pistola confermano l'atto terroristico, anche se finora manca la rivendicazione. «Mi hanno colpito da dietro sotto il ginocchio - racconta Adinolfi al suo amico e chirurgo ortopedico Federico Santolini - mi sono accasciato sulla strada aggrappandomi a un'auto posteggiata. Quei due sono scappati subito».
L'ingegnere è a terra ferito. Perde sangue. Francesco si gira, vede il padre crollare a terra, telefona al 118. Quindi chiama l'amico chirurgo: «Dottor Santolini aiuto, aiuto - dice Francesco al telefonino - hanno sparato a papà. Lo hanno colpito alla gamba». «Il figlio mi passa il padre al telefono - spiega Santolini - parlo con Roberto, che è lucido. Passano pochissimi minuti e sento la sirena dell'ambulanza. Gli spiego di non preoccuparsi. Gli dico di non andare in panico, che lo aspetto al pronto soccorso del San Martino. Roberto mi dice dove è stato colpito». Arriva l'altro figlio del manager. Poi la moglie e il terzo figlio, con lo scooter. È il più agitato, sconvolto perché era già al lavoro ed è stato avvertito al cellulare. I volontari caricano Roberto Adinolfi sull'ambulanza e corrono all'ospedale. Quaranta minuti di operazione. Anestesia parziale. L'ingegnere è sveglio e parla anche con l'anestesista Angelo Grattarola. «Poi lo abbiamo trasferito nella camera iperbarica, per prevenire eventuali infezioni». «Francesco non preoccuparti - assicura Santolini - tuo papà non rimarrà zoppo».
In ospedale arriva il pm Silvio Franz che segue le indagini insieme al procuratore aggiunto Nicola Piacente, esperto di terrorismo. Insieme ascoltano la ricostruzione della vittima.

In corsia arriva anche la figlia di Guido Rossa, il sindacalista genovese ucciso nel 1979 dalle Br: «Insieme a tanti altri genovesi ho voluto esprimere la mia personale solidarietà ai figli del manager vittima dell’agguato».

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