Il trappolone dei pm: Lavitola ritorna in Italia e va subito in carcere

L’ex direttore dell'Avanti rientra dal Sud America per costituirsi e trova una nuova inchiesta. La sorella: "Voleva 5 milioni dal Cav"

Il trappolone dei pm: Lavitola ritorna in Italia e va subito in carcere

Woodcock&Co colpiscono ancora: «scippano» sulla pista di atterraggio Valter Lavitola ai pm di Bari, che da 8 mesi lo inseguono per induzione alla falsa testimonianza (eredità riveduta e corretta dell’inchiesta flop sulla presunta estorsione a Berlusconi, che ancora sopravvive a Roma) e fanno scoppiare una nuova bomba mediatico-giudiziaria che, stavolta, coinvolge anche il senatore Pdl Sergio De Gregorio (il gip lo vuole ai domiciliari, deciderà il Parlamento) oltre al solito ex direttore dell’Avanti, da ieri mattina in carcere a Poggioreale con l’accusa di truffa e corruzione internazionale. Ballano tangenti per business di Finmeccanica, carte false per fregarsi finanziamenti per l’editoria, giri strani di soldi attraverso fondazioni e associazioni.

RICATTO AL PREMIER

Il dolce, dopo l’abbuffata di intercettazioni e tangenti, i pm lo servono sul finire dell’ordinanza col verbale della sorella del giornalista latitante. Rivela di come il fratello le chiese di prendere delle carte di un contratto e di portarle a Palazzo Grazioli ma lei, per paura, non fece niente. Dietro giravano soldi. «Chiesi a Neire (emissaria di Lavitola, ndr) a che titolo Berlusconi dovesse dare questi soldi (5milioni di euro, ndr) e lei mi rispose che era una tattica, nel senso che se gli dava andava tutto bene», in caso contrario «Valter, una volta tornato in Italia, avrebbe avuto tutte le giustificazioni anche morali per dire tutto quello che sapeva su Berlusconi».

VALTER PICCHIATORE

Maria Lavitola continua: «Ho paura di mio fratello Valter che è molto manesco, alcune volte mi ha picchiata, inoltre è a conoscenza di quanto fanno gli inquirenti (...) ha qualcuno che lo informa (...)».

CAV INTERCETTATO

Anche stavolta la voce del premier finisce trascritta. In una telefonata Berlusconi annuisce al logorroico Lavitola sulla visita del presidente panamense Martinelli in Sardegna, anche a Villa Certosa. Di penalmente rilevante non c’è nulla. Del tipo: «La sento con la voce, grazie a Dio, senta, la volevo ringraziare tanto e mi volevo anche scusare perché ho avuto un imprevisto con un aereo» bla bla bla.

I SOLDI A CRAXI

I riferimenti al Cav sono molteplici, scomodano addirittura Bettino. Un testimone-gola profonda, Mauro Velocci, presidente del consorzio di imprese coinvolto nel vortice di tangenti sulle carceri, riferisce di quando Lavitola gli disse «che lui era il “pupillo” di Craxi e che quando fuggì in Tunisia, a lui era affidato il compito di portare i soldi in contante da Berlusconi a Craxi che si trovava in Tunisia».

LA (NON) TANGENTE AZZURRA

Dai finanziamenti per l’editoria esce un bonifico definito «sospetto» da 500mila euro da Forza Italia a uno dei tanti network di Lavitola (Internationalpress) anche se poi, a pagina 95, si ammette che per queste somme, come il milione e mezzo proveniente dalla Sorem, «non vi è la prova della loro provenienza illecita».

«AVANTI» CON 23 MILIONI

Quanto ai contributi al quotidiano socialista l’Avanti si cristallizza la cifra di 23 milioni che De Gregorio e Lavitola avrebbero ottenuto in 12 anni ricorrendo a false fatture e «giustificativi documentali relativi a prestazioni inesistenti». Il denaro sarebbe poi finito in Sudamerica (Lavitola) e in Arabia (De Gregorio).

SERVIZI E SEGRETI

Uno dei pentiti è l’ex commercialista del senatore, Andrea Vetromile. Dice: «De Gregorio aveva rapporti con vertici di Gdf, Cc e polizia e con il generale Pollari (…) e con il generale De Donno (con il quale poi questi rapporti si ruppero)». Poi citano, con nome e cognome, uno 007 ora nei carabinieri che sarebbe stato stipendiato da De Gregorio per ottenere informazioni. De Gregorio, a verbale, attacca Vetromile: un inaffidabile. «Ha la coda di paglia» ed amico di Marco Iorio, imprenditore arrestato per riciclaggio mafioso, e che ha «commesso attività illecite» con la perizia sul marchio «Italiani nel mondo».

MASTERCARD E CANTANTI

Nel mondo De Gregorio, come Lavitola a Panama, godrebbe di «entrature» pesanti. Un esempio? I pm citano il premier del Dubai «che è anche presidente del circuito Mastercard ed è nel Cda American Express», gli sceicchi di Abu Dhabi fino alla cantante Gloria Gaynor, tanto da organizzare concerti.

ROTONDI E «AMICI DI SINISTRA»

Il commercialista Enzo Ghionni, arrestato, è citato dal pentito Vetromile per un suo incontro con l’ex ministro Rotondi: «Ghionni era addentro al Ministero ove aveva suoi referenti. Lavitola ha presentato Ghionni al Rotondi al quale ha fornito la stessa «assistenza e consulenza» fornita a Lavitola/De Gregorio» in cambio di «importanti incarichi pubblici». E proprio Ghionni confida a Lavitola i suoi «referenti a sinistra»: Nicolacci e Vita.

HERMES E GUARGUAGLINI

Al latitante Lavitola, che girava per Panama con scorta presidenziale, viene contestata la corruzione per la costruzioni di «carceri modulari» a Panama: affare con una percentuale da 530mila euro per Lavitola su 28 milioni da girare al presidente panamense Ricardo Martinelli (al quale tato offerto un elicottero da 8 milioni di euro con interni in pelle di Hermes che avrebbe dovuto sostituire un altro velivolo, promesso sempre come tangente da Agusta Westland, che però non era stato consegnato per le inchieste a carico dell’ex ad Pierfrancesco Guarguaglini e di sua moglie Marina Grossi).

TANGENTI E CHE VACANZE!

Di soldi al governo panamense ne sarebbero arrivati parecchi, a detta sempre dei «pentiti» dell’inchiesta. «20 milioni di dollari promessi al presidente Martinelli, 64mila dollari al suo entourage in una valigetta di pelle scura, 16mila dollari al ministro della Giustizia Roxana Mendez, 530mila sempre a Martinelli». E Lavitola, attraverso l’ex parlamentare Pdl, e cda di Poste, Maria Ioannucci, si sarebbe preoccupato di pagare un hotel extralusso in Sardegna («la stanza costa 2.300 euro al giorno», «ammazza...») far fare bella figura coi panamensi.

FRATTINI BOCCIA IL CONSOLE

Nonostante il gip definisca Lavitola una sorta di «uomo di Stato in incognita», l’ex ministro degli Esteri Frattini gli boccia la nomina a console onorario di Panama: «Era poco opportuna».

LETTA MI REMA CONTRO

Lavitola, al telefono, confessa quale è il suo nemico: «Io ci ho Letta scatenato contro di me, è scatenato, da qui a poco arriveremo alla resa dei conti (...

) Tu hai letto queste cose ultime di Panorama? Letta ha fatto un passo falso micidiale, ha messo nei guai Berlusconi impropriamente». E ancora: «Stavo andando a giocarmi la partita per fare il rappresentante di Finmeccanica in America e Letta mi ha stoppato».
(Ha collaborato Simone Di Meo)

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