Voto di scambio e truffa: altre tegole sui democratici

La questione morale che il partito finge di non vedere: da Benevento ad Ancona, gli amministratori nel mirino dei pm

Voto di scambio e truffa: altre tegole sui democratici

Da questione morale a emer­genza penale. La lista degli espo­nenti Pd sotto inchiesta e sotto processo si allunga ogni giorno di più. L’ultimissimo pit-stop giudi­ziario l’ha fatto il sindaco di Bene­vento, Fausto Pepe, accusato di voto di scambio per un incarico as­segnato a una cooperativa che gli aveva dato una mano in campa­gna elettorale. Il fascicolo è affida­to al pm Antonio Clemente, che lo ha già ascoltato nei giorni scorsi. Il procedimento, che va avanti da circa un anno, conterebbe una ventina di indagati tra imprendito­ri e politici, accusati- a vario titolo - di aver costruito una rete di favo­ri e interessi incrociati per la ge­stione di appalti e incarichi. Ad ac­cendere i riflettori della magistra­tura era stata una denuncia del­l’associazione «Altrabenevento» sui lavori di ristrutturazione di piazza Roma.

Non se la passa meglio Fabio Sturani, stella cadente dei demo­cra­t marchigiani e due volte sinda­co rosso di Ancona, rinviato a giu­dizio per concorso in falso ideolo­gico e tentata truffa per una peri­zia d­a 3,15 milioni di euro su un ter­reno di proprietà di una società co­munale. Un documento tarocca­to, secondo i pm, per salvare Stura­ni da un processo in cui era impu­tato di concussione (conclusosi, comunque, con la condanna a 21 mesi e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici) e per spillare più soldi all’acquirente, l’Autorità portuale di Ancona.

E, sempre per una questione di terreni, sono finiti nei guai il sinda­co- sceriffo di Salerno, Enzo De Lu­ca, e i 10 assessori della sua giunta (in carica fino al 2010): sono tutti indagati per abuso d’ufficio. ’ Osin­daco avrebbe cambiato, in corsa, la destinazione d’uso dell’area per il termovalorizzatore di Cupa Siglia trasformandola da indu­striale a commerciale. Strano ri­pensamento, visto che quand’era commissario straordinario De Lu­ca era entusiasta all’idea dell’im­pianto e, per una nomina legata al­­l’impianto, s’era addirittura bec­cato un rinvio a giudizio per pecu­lato. Ci sono poi le inquietanti rivela­zioni di Antonio Cossidente, l’ulti­mo padrino dei basilischi, strana (e pericolosa) accozzaglia di killer di camorra e ’ndranghetisti.

Il boss pentito ha raccontato dei suoi rapporti con il centrosinistra in Basilicata. Non terze file, ma politici di pri­mo piano, come il vice­presidente della giun­ta regionale, Agatino Mancusi. Di cui, l’ex boss ha detto: «Parlai con lui della mia situa­zione perché conosce­va un po’ le mie vicen­de giudiziarie e disse che poteva interferire tramite questo suo ami­co dei servizi segreti». E come il consigliere re­gionale Luigi Scaglio­ne, l’ex assessore al Bi­lancio di Potenza Roc­co Lepore e l’ex consi­gliere comunale Idv Roberto Ga­lante. Al Nord, invece, gli ispettori del­la Regione Veneto stanno inda­gando sugli appalti nella sanità vinti, nove volte su dieci, dalle coo­perative rosse. A dar fuoco alle pol­veri con un ricorso d’urgenza al Tar è stata la ditta «Esperia Spa» (confluita nella «Kuadra srl», con sede a Napoli) che ha perso un ap­palto da 70 milioni di euro per le Usl di Vicenza,vinto –guarda caso – dal tandem rosso formato da «Manutencoop» e «Coopservi­ce».

Gli avvocati della ditta napole­tana ci sono andati giù pesante: parlano di anomalie che «suffraga­no una lettura di affidamento del­la gara, per così dire, già confezio­nato ex ante e ad arte » e che desta­no «preoccupazione per il siste­ma di affidamento degli appalti (in Veneto)», visto che, «un po’ troppo spesso ad essere inde­bitamente premiate sono le cooperative so­ciali ». In un’altra regione rossa, l’Emilia Roma­gna, è sott’inchiesta il segretario regionale del Pd e dalemiano di ferro Roberto Bonacci­ni per la concessione di un chiosco nel par­co «Enzo Ferrari» ai tempi dell’assessora­to al Patrimonio del Comune di Modena.

E, dulcis in umbro, c’è l’indagine su Orfeo Goracci, lo «zar» di Gubbio e vicepresidente del consiglio regionale che resta in carcere.

Il Riesame ha risposto picche alla difesa. Troppo alto il pericolo di inquinamento delle prove per l’ex sindaco di Gubbio, accusato di associazione per de­l­inquere finalizzata all’abuso d’uf­ficio e di violenza sessuale.

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