"Io, arrivato dopo l'inchiesta di Sesto ho risolto i casi contestati in consiglio"

Il sindaco Roberto Di Stefano racconta la sua esperienza dopo il 2017

"Io, arrivato dopo l'inchiesta di Sesto ho risolto i casi contestati in consiglio"
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Sindaco Roberto Di Stefano, lei è stato eletto la prima volta nel 2017, a ridosso dell'inchiesta sull'urbanistica sotto l'amministrazione di Giorgio Oldrini e passata sotto il nome di Sistema Sesto e ha dovuto attraversare la fase successiva. Come commenta le inchieste milanesi?

«Dopo aver dovuto gestire la fase successiva al cosiddetto Sistema Sesto, pensavo che non si sarebbe mai più verificata una cosa del genere. Invece vedo che è successo proprio al di là del confine ovvero a Milano, ma con proporzioni ovviamente diverse».

Allora non venne fatto nessuna Salva Sesto.

«Applicammo le regole urbanistiche per sanare i pasticci della sinistra».

Come venne risolta la questione di una decina di edifici catalogati come abusi edilizi e quindi con ordine di abbattimento anche se, come nel caso di Milano, si trattava di edifici completati e in alcuni casi addirittura abitati?

«Se la Procura è intervenuta è perché l'interpretazione del Comune va contro il Testo Unico dell'Edilizia; bisogna nominare una commissione speciale che coinvolga tecnici comunali e politica, magari con il supporto di qualche accademico, vanno analizzate tutte le singole pratiche contestate dalla Procura. Autorizzare tutti gli interventi con Scia significa togliere al Comune il potere di dichiarare l'interesse pubblico, mentre se l'operatore dichiara di voler andare in deroga del Pgt, si apre la procedura di trattativa».

Tradotto?

«Se il Comune non autorizza la pratica in deroga al Pgt, l'operatore scarica i costi su Comune. Intendo dire che se l'operatore non realizza le opere pubbliche o comunque quello che viene previsto dal Piano dei servizi, poi sta al pubblico farlo. Con la conseguenza che si profila in questo modo un danno erariale».

Cosa significa andare in deroga al Pgt?

«Significa portare il permesso a costruire contestato dalla Procura e quindi definito abuso edilizio, in consiglio comunale: l'aula autorizza l'interesse pubblico e si va in sanatoria».

Cosa implica?

«Che il Comune contatta il titolare del permesso a costruire e calcola gli oneri di urbanizzazione primari e secondari, oltre agli standard previsti nel piano dei servizi e delle regole che dovevano essere ceduti al Comune. Significa che l'operatore è tenuto a realizzare quelle opere pubbliche che non ha fatto a scomputo oneri. In pratica, se si costruisce una torre di tot piani, si prevede che ci saranno in quella zona un numero di nuovi residenti, per cui è necessario che ci siano i servizi adeguati e corrispondenti. Al di là dell'interpretazione che si vuole dare di ristrutturazione, il punto sono le ricadute sul territorio: rifacimento giardini, piazze o parcheggi, ma anche servizi da integrare per i nuovi residenti come asili nido o scuole materne».

Come avete sanato gli abusi del 2012?

«Il Testo unico dell'edilizia prevede che se si è arrivati alla sentenza di demolizione su quell'edificio, il Consiglio comunale possa dichiarare l'interesse pubblico alla non demolizione per chi ha comprato casa o vi abita».

Quindi non servirebbe un Salva Milano?

«No, perché il Testo unico per l'edilizia prevede già questa procedura di

sanatoria. Basta fare un passaggio in consiglio. Non solo, approvando il Salva Milano, si danneggerebbero tutti i Comuni che hanno applicato le leggi e hanno in corso trattative con gli operatori sull'interesse pubblico».

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