«Ipocriti, s’indignano per il raìs e non per i cristiani giustiziati»

Volontè contro la crociata buonista: «Altro che pietà, in questa levata di scudi a favore del tiranno in Italia ci sguazza chi ancora odia gli Usa»

Roberto Scafuri

da Roma

Onorevole Luca Volontè, la sua misura è colma. Così ha deciso di nuotare controcorrente in un mare d’ipocrisia.
«Davvero: mi pare di essere immerso in uno stucchevole sproloquio».
Ma sta parlando della morte di un uomo, per quanto risponda al nome di Saddam Hussein.
«Già. Un tiranno che ne ha combinato di tutti i colori. Eppure ogni cinque minuti si alza qualche politico italiano o europeo a ricordarci l’ovvio: che la pena di morte non è il massimo, e che sarebbe più umano commutargli la pena nell’ergastolo...».
A lei non sembra.
«A me sembra ipocrita e strumentale: c’è qualcuno che finge di non capire quale sia la posta in gioco. Soprattutto tra i politici italiani, mi pare che questa storia della commutazione di pena nasconda una specie di revanche di coloro che hanno visto l’intervento americano in Irak come una violazione dei diritti umani».
Lei pensa che sotto sotto i pacifisti soffino sul fuoco.
«Neppure tanto sotto. Questa implorazione di pietà che si leva da tante parti è pelosa e conformista, un mare di ipocrisia nel quale sguazzano tutti quelli che continuano a odiare Usa e Gran Bretagna».
Si ostina a considerarlo ipocrita.
«Ma ha mai sentito una simile levata di scudi, o almeno una battuta, a proposito delle quotidiane sentenze di morte che vengono emesse contro i cristiani in Cina? Decine e decine di persone... O per quei cristiani giustiziati in Indonesia... O per tutte le efferatezze della giustizia islamica...».
Lei Saddam lo lapiderebbe.
«No. Ma si rende conto che paradossalmente si fa più cagnara per la sorte dell’ex tiranno che per quella povera donna adultera massacrata sotto le pietre proprio in Irak?».
Però l’impiccagione di Saddam può essere pericolosa...
«Questo argomento lo capisco di più, e anch’io nutro il timore per i disordini che potrebbero mettere alle corde la fragile democrazia irachena. C’è persino il rischio di frange armate che si organizzino per liberarlo: lui diventa la vittima, e si rinfocola l’odio».
Ora fa l’avvocato del diavolo?
«Per carità. Se questo è un problema da affrontare con serietà, ben altra cosa è il revival del movimento pacifista, di quelli che si sentono in dovere di salvare il tiranno e non parlano mai degli omicidi di Stato che si perpetrano ai danni dei cristiani nel mondo. Senza neppure un processo».
Si dice che la tempistica della sentenza sia sospetta: piomba sulle elezioni del «midterm» che vedono Bush jr.

in grossa difficoltà.
«Tipico argomento di chi spera nel ribaltamento della maggioranza al Congresso Usa. Non so se potrà avere una qualche influenza... Ma che avrebbero dovuto fare: spostare le elezioni per Saddam?».

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