Islamici e zingari stanno con Pisapia ma lui si vergogna

Il candidato di sinistra denuncia la presenza di infiltrati tra rom e centri sociali e poi smentisce il corteo di musulmani

Islamici e zingari stanno con Pisapia ma lui si vergogna

Finti musulmani, finti zingari, finti ragazzi dei centri sociali. La linea del candidato sindaco della sinistra, in queste ultime ore, sembra dettata dall’esigenza di nascondere. Nascondere il proprio retroterra politico ed elettorale. Nascondersi per prolungare ancora (ma di quanto?) l’equivoco di un candidato radicale (su diritti civili, immigrazione, ma anche su urbanistica e programmi amministrativi) capace di passare per riformista.
Diverse le smentite. Pisapia prima ha parlato di fantomatici, possibili (virgolettato nostro) «infiltrati» (al soldo del centrodestra?) nei panni di nomadi e di giovani dei centri sociali. Gruppi di persone travestite da zingari che disturbano i cittadini fingendosi sostenitori di Pisapia: questa la sorprendente denuncia. Pisapia ha parlato anche di uomini vestiti da operai che, in diversi quartieri, fingono di prendere delle misure, dicendo che servono a costruire la nuova moschea. Secondo lui si tratta di una campagna organizzata contro di lui. E per questo annuncia un’azione legale. «Ho predisposto - ha detto dopo un incontro con le Acli - e presenterò domani (oggi, ndr) alla procura di Milano una denuncia-querela per tutta una serie di episodi di diffamazione, soprattutto di scorrettezza, che hanno rilevanza penale in campagna elettorale, che quotidianamente mi vengono segnalate. Indicherò chiaramente anche i testimoni di queste scorrettezze».
Ma il candidato ha preso anche le distanze dall’appello dei «Musulmani per Pisapia», un gruppo di militanti di Sinistra, Ecologia e Libertà che per oggi ha convocato un corteo da piazza San Babila al Castello Sforzesco, passando - guarda caso - per quella piazza Duomo già invasa due anni fa da una preghiera che fece indignare tanti - e arrabbiare l’arciprete della Cattedrale. Allora i capi dei centri islamici di viale Jenner e via Padova dovettero scusarsi, esprimendo «sincero rammarico» dopo la protesta di monsignor Luigi Manganini, che parlò di «una ferita». Una ferita che potrebbe riaprirsi oggi. E Pisapia lo sa, per questo con il suo portavoce si è precipitato a smentire l’esistenza di una manifestazione concertata. «Un’iniziativa che non ci risulta» ha detto Maurizio Baruffi, portavoce del candidato. Anzi, lo staff del candidato si è spinto fino a verificare con le forze dell’ordine: «Abbiamo anche chiesto alla questura - ha aggiunto il portavoce - ci hanno confermato che non è stata chiesta alcuna autorizzazione».
Sentendo aria di Islam politico, il leader del centro islamico di via Padova, Mahmoud Asfa, punto di riferimento dei musulmani moderati, ha preso immediatamente le distanze: «Non aderiamo assolutamente - ha detto - noi non sosteniamo quello o quello. Abbiamo organizzato come sempre degli incontri con i vari candidati, ma il nostro centro non detta linee politiche ed elettorali».

«Quelle sono persone che vogliono strumetalizzare il caso della moschea milanese per fare i loro interessi personali», ha detto Asfa, riferendosi ai promotori del corteo islamico, individuati come possibili esponenti della moschea di Cascina Gobba, il centro nato proprio da una scissione da via Padova e su posizioni oltranziste.

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