Israele ha fermato la "flottiglia" per Gaza

I militari avevano offerto di far arrivare gli aiuti via terra ai palestinesi. Poi è scattato l'arrembaggio della Marina israeliana alle due navi partite dalla Turchia. A bordo 27 tra attivisti e giornalisti, provenienti da 9 Paesi tra cui Usa, Canada, Irlanda, Marocco e Iran. Nessun ferito

Israele ha fermato la "flottiglia" per Gaza
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Gerusalemme - La marina militare israeliana ha fermato ieri un nuovo tentativo di forzare il blocco navale su Gaza. Una mini flottiglia composta da due navi, l'irlandese Saoirse - libertà in gaelico - e la canadese Tahrir - liberazione in arabo - è partita mercoledì dalla Turchia ed è arrivata ieri in prossimità delle acque territoriali israeliane. A bordo c'erano 27 tra attivisti e giornalisti, provenienti da nove diversi Paesi tra cui Stati Uniti, Canada, Irlanda, Marocco, Iran. Membri della marina israeliana sono saliti a bordo delle navi dopo aver prima contattato gli equipaggi via radio, avvertendo dell'esistenza di un blocco navale. «L'abbordaggio ha seguito numerose chiamate agli attivisti», ha scritto su Twitter un portavoce dell'esercito israeliano. Agli attivisti, che avevano a bordo con loro materiale medico per 30mila dollari, sarebbe stato proposto di fare rotta verso il porto di Ashdod, in Israele, o verso l'Egitto. Da lì, i rifornimenti medici avrebbero potuto essere trasportati via terra ai palestinesi di Gaza, hanno detto gli israeliani. Gli attivisti hanno però ignorato gli appelli e la marina è quindi entrata in azione abbordando le navi e forzando gli equipaggi a fare rotta verso il porto di Ashdod dove i passeggeri sono stati consegnati alla polizia di frontiera. Non ci sono stati scontri tra equipaggio e militari. Gli attivisti avevano fatto sapere prima della partenza con video su Internet che non avrebbero opposto resistenza e l'esercito israeliano ha spiegato di «aver preso tutte le precauzioni necessarie per assicurare l'incolumità degli attivisti».
Nel maggio 2010, in un raid israeliano contro la nave Mavi Marmara, che cercava di infrangere il blocco, erano morti nove cittadini turchi. L'operazione frantumò i rapporti con la Turchia, solitario alleato di Israele nella regione. La relazione con Ankara si era già incrinata dopo l'operazione Piombo Fuso israeliana del 2009 contro la Striscia di Gaza controllata da Hamas. Il rifiuto di Israele di presentare scuse ufficiali ha aumentato con il passare dei mesi la distanza fra i due governi. Nelle scorse ore, però, dalla Turchia sarebbero arrivati segnali positivi. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz sarebbero in corso colloqui segreti tra i vertici politici. Il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu, che ha criticato aspramente Israele in passato, ha chiesto nei giorni scorsi all'organizzazione non governativa turca IHH - Humanitarian Relief Foundation, proprietaria della Mavi Marmara -, di bloccare la partecipazione della sua nave alla flottiglia di ieri. Ankara, inoltre, dopo un primo ambiguo rifiuto, ha accettato a qualche giorno dal forte terremoto che ha da poco colpito l’est del Paese, l'aiuto delle squadre di soccorso israeliane.
La mini flottiglia bloccata ieri è la prima di una serie, hanno avvertito gli attivisti.

Per Israele i tentativi di infrangere il blocco navale - che secondo il governo mira a evitare il contrabbando di armi - sono una «provocazione». In seguito all'esito tragico del raid contro la Mavi Marmara, Israele ha rilassato il blocco su Gaza via terra: l'afflusso di beni nella Striscia è comunque regolato da Israele e le esportazioni sono ferme.

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