Le istantanee di Michetti fissano l'anima popolare

Radicato nel folklore, il pittore preparava le sue opere fotografando le scene da ritrarre

Le istantanee di Michetti fissano l'anima popolare

Le due inedite teste di carattere, l'Autoritratto giovanile e un Giovane pastorello, e la Chioccia con i pulcini, dipinte a pastello, sono fresche testimonianze autografe di Francesco Paolo Michetti (1851-1929), pittore abruzzese attento alle tradizioni e al folklore attraverso cui recupera momenti di umanità autentica.

È proprio di quel momento dell'arte italiana, tra la seconda metà dell'800 e i primi decenni del '900, muoversi tra realismo ed evocazione, come nella consapevolezza di essere testimoni di un mondo destinato a scomparire. È il sentimento comune delle opere di uno scultore come Vincenzo Gemito e di un pittore come Antonio Mancini, nella coincidenza quasi esatta delle date di nascita e di morte, le stesse di Michetti. Parallelamente, nel mondo letterario, Gabriele d'Annunzio descrive, nei racconti di Terra vergine, la semplice vita rurale abruzzese. Anche per Michetti l'Abruzzo, con la sua natura ancora incontaminata e la civiltà pastorale, fu sempre la fonte di ispirazione prevalente.

Già nel 1872 e poi nel 1875 espose le sue opere al Salon di Parigi, e venne acclamato, raggiungendo la fama internazionale nel 1877, quando espose a Napoli la grande tela del Corpus Domini. Proprio d'Annunzio ne scrisse: «E il Corpus Domini era per tutti noi, cercatori irrequieti di un'arte nuova, il Verbo dipinto; era, nella nostra chiesa, l'immagine delle immagini». L'attenzione per il primitivo quasi barbarico, per la natura nelle sue radici e tradizioni, in contrasto con il nuovo secolo e il modernismo dilagante in Italia, è all'origine del realismo di Michetti che nella sua ricerca si avvantaggiò della fotografia per catturare i momenti di vita e di costume della società abruzzese. Ma con la pittura, e soprattutto con il pastello, ciò che era morto e legato al documento, nella fotografia ritorna vivo, con una impulsiva genuinità.

La stessa semplicità e immediatezza caratterizza le due teste di carattere che rappresentano, nel modo più eloquente, lo stile di Michetti, tra la fine dell'800 e i primi del '900. Michetti, non diversamente da alcuni impressionisti francesi, preparava i suoi dipinti fotografando le scene e i soggetti di vita popolare, processioni, funerali, matrimoni, e in seguito realizzava i bozzetti preparatori e gli schizzi. Su queste basi dipingeva il quadro. Michetti considerava la fotografia uno strumento dotato di grandi potenzialità artistiche, sia come una espressione creativa autonoma e compiuta, sia come spunto per la elaborazione di bozzetti, vibranti nel colore. Da qui la impressione di freschezza e di verità del giovanile autoritratto (cm. 45x60, su cartone, firmato a sinistra), studio preparatorio, di esecuzione veloce, per la festosa composizione con il volto del pittore contro lo sfondo di una processione religiosa, vivace e animata, conservato a Napoli in palazzo Zavallos Stigliano, databile al 1877.

Michetti ha 26 anni, ed è già ammirato e controverso. Nonostante la discreta notorietà ottenuta a Parigi, non abbandona definitivamente Napoli dove, nel 1874, conosce Mariano Fortuny, arrivato a Portici in quello stesso anno. L'incontro con il pittore spagnolo contribuisce ad animare la tavolozza cromatica che è schiarita e alleggerita, con macchie di colore bianco sul fondo verde, e il realismo declina verso il folkloristico e il pittoresco. Ne è prova il fresco autoritratto, teneramente romantico, impressionistico, anch'esso databile al 1877, l'anno della Processione del Corpus Domini. Più strutturato appare il solido Giovane pastorello (cm. 50x55, su cartone) capolavoro dello stesso tempo, in cui il pittoresco del soggetto si ricostituisce in un solido realismo, con la veloce esecuzione dell'abito, e la forza plastica del volto definita dalla luce e dall'ombra, su un incarnato ambrato. Una testa di genere, pronta per una composizione più grande, tra mito e realtà. Mirabile vivezza! È una pittura libera che concorre con quella di Boldini. Vivace e impressionistica la scena della Chioccia con i pulcini (cm. 67x50, su cartone, firmato in basso a destra), con il punto di vista dall'alto che coglie la scena con uno zoom, e l'animazione della pittura vibrante per cogliere l'intirizzito movimento dei pulcini: una prova felice di pura pittura, di virtuosismo dannunziano applicato al colore, invece che alla parola. Tre episodi significativi, nel momento più genuino della pittura giovanile di Michetti. Studi brillanti e preziosi.

Negli ultimi trent'anni della sua vita, Michetti lavora in maniera ciclica sui temi abruzzesi, cogliendo l'essenza ultima del reale attraverso una pittura fatta di linee e segni sempre più astrattizzanti. Nominato Senatore del Regno nel 1909, l'anno successivo accetta di inviare alla Biennale di Venezia quindici paesaggi abruzzesi, esposti in un'unica sala. Si tratta della sua ultima uscita pubblica, seguita da vani tentativi di convincerlo a presentare nuovamente al pubblico le sue opere.

Nel 1912 accetta, tuttavia, di far parte della Commissione ordinatrice della Galleria nazionale d'arte moderna e nel 1921 della Commissione acquisti della stessa istituzione. Si spegne nel convento di Francavilla per una polmonite il 5 marzo 1929.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica