Julio Sergio, da miglior terzo portiere del mondo a erede di Tancredi

Nel derby delle bombe carta il vero botto l’ha fatto lui. Nel derby degli eroi per caso, il cenerentolo che quattro mesi fa non era nemmeno nella lista degli invitati e che domenica sera invece ha spopolato è lui: Júlio Sérgio Bertagnoli (ma il cognome abruzzese, come sempre accade ai brasiliani, è un dimenticabile orpello onomastico), nato a Ribeirão Preto l’8 novembre 1978, assurto quindi alla gloria calcistica alla non più verde età di trentun’anni suonati. Dopo la parata sulla zampata di Mauri, degna di un cartone animato giapponese (una frazione di secondo prima a terra, una frazione di secondo dopo a deviare in calcio d’angolo una palla a mezz’altezza), è stato il lunedì di gloria per il portierino giallorosso dalla faccia un po’ così, che magari da ieri qualcuno rischia pure di riconoscere per strada.
Dopo tre anni in giallorosso trascorse tra la tribuna e talora la panchina, a farsi stampare il nome sulla maglia facendolo vedere solo alla famiglia - fu titolare solo in un’amichevole estiva - a godersi un dorato esilio romano a 447mila euro a stagione (poco per un calciatore di serie A, tanto per un cittadino comune), a JSB fu consentito finalmente di guadagnarsi lo stipendiuccio a fine agosto all’Olimpico contro la Juve. Era l’ultima di Spalletti, ma ancora non si sapeva. I tifosi si chiesero: è quello, chi è? Poi fecero spallucce: erano giorni in cui c’erano altre gatte da pelare. Spalletti se ne andò, arrivò Ranieri, ma Julio Sergio bene o male restò lì, a difendere la porta della Roma. Nel frattempo Artur, che sembrava destinato a fare il titolare, immalinconiva, Doni tornava dall’infortunio ma non veniva accolto da salvatore della Patria, Lobont finiva a «Chi l’ha visto?». E JSB parava, parava, parava: di piede, a volo d’angelo, in ogni modo. Interventi risolutivi come gol con il Catania, con l’Inter, con il Bari, con l’Atalanta, con il Basilea. E da «miglior terzo portiere del mondo» (parole e musica di Spalletti, a cui il preparatore dei portieri Bonaiuti aveva detto: «È inaffidabile») diventava il «nuovo Tancredi», che effettivamente ricorda per i riflessi felini e per l’altezza non da pivot. Qualcuno dice ora che, se JSB è davanti a Doni nelle gerarchie giallorosse, non si vede perché non debba avvenire lo stesso nella nazionale brasiliana, e preconizza per Bertagnoli un viaggio in Sudafrica la prossima estate.
E lui? Lui sta là, zitto e para. Sa bene che al primo errore JSB qualcuno storcerà la bocca e dirà: «Lo dicevo io che è scarso». Che al secondo si apriranno i processi e che al terzo tornerà in panchina, forse in tribuna.

La vita è una ruota, e chi ha trascorso i suoi anni migliori in squadre come il Sertaozinho, il J Malucelli, l’Internacional Bebedouro e il Francana, chi ha nel suo score più punti interrogativi e zero che partite giocate, chi ha rischiato di fare la riserva di Acerbis al Grosseto lo sa bene. A proposito: ora che tutti si accorgono di lui, sarebbe bene mettere una firmetta sul rinnovo del contratto che scade nel 2010, con un ritocchino all’ammontare. Anche gli eroi per caso hanno un prezzo.

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