Teheran - "L’Iran ha bisogno di calma, è difficile trovare la giusta via quando si è agitati". La guida suprema dell’Iran Ali Khamenei ha tenuto un lungo discorso all’università di Teheran davanti a decine di migliaia di persone che hanno affollato l’ateneo e le strade circostanti. "Negli ultimi 30 anni, da quando cioè è nata la Repubblica islamica, l’Iran ha saputo superare molti momenti di crisi che avrebbero potuto scuotere le istituzioni". Intanto il governo fa sapere di non aver autorizzato la manifestazione convocata per sabato dall’opposizione.
Un discorso atteso Dinanzi a decine di migliaia di persone nell’Università di Teheran (tra queste anche il presidente eletto Mahmud Ahmadinejad), la suprema guida spirituale dell’Iran, è riapparso per la prima volta in pubblico dopo giorni di proteste e disordini post-elettorali nel Paese. Lo ha fatto in occasione delle preghiere del venerdì. Un discorso atteso da giorni, parole che peseranno sul futuro politico e sociale del Paese. "I nemici stanno cercando di distruggere la fiducia del popolo nel sistema islamico creando dubbi sulle elezioni. Le elezioni sono state un terremoto per i nemici e una vittoria storica per i nostri amici in tutto il mondo", ha spiegato la guida suprema riferendosi all’alta partecipazione al voto per le presidenziali, pari a circa l’85% degli aventi diritto. "È stata una meravigliosa manifestazione dell’interesse degli iraniani che non ha precedenti nella storia contemporanea nelle democrazie false ma anche in quelle autentiche - ha continuato Khamenei - nella Repubblica islamica la partecipazione è stata pari solo a quella del 1979 che ha portato alla instaurazioen della Repubblica islamica dell’Iran".
Comportamenti estremisti Ai candidati sconfitti Khamenei ha detto che se non mettono fine alle proteste "saranno responsabili per le conseguenze, e per le conseguenze di qualunque caos". Ha spiegato che i leader politici che hanno adottato "comportamenti estremisti" sono responsabili di qualunque spargimento di sangue post-elettorale. Alcuni dei sostenitori di Khamenei erano avvolti nelle bandiere iraniane e avevano in mano immagini del presidente Ahmadinejad. Altri sollevavano cartelli con slogan anti-occidentali. "Non lasciate che la storia dell’Iran sia scritta con la penna degli stranieri", recitava un volantino, riflettendo il fastidio del governo iraniano per le critiche della comunità internazionale. Ieri, decine di migliaia di persone hanno sfilato, vestite di nero e con candele in mano, per commemorare le persone ferite o uccise durante gli scontri dei giorni scorsi. I media statali hanno riferito di sette o otto persone decedute durante le proteste. Dozzine di riformisti sono stati arrestati e le autorità hanno anche posto limitazioni ai media locali e stranieri. Anche Mousavi ha chiesto l’annullamento delle elezioni, ma il più importante organo legislativo iraniano, il Consiglio dei Guardiani, ha accettato solo di ricontare i voti, una decisione non sufficiente secondo il candidato moderato. Il consiglio ha invitato Mousavi e gli altri due candidati sconfitti a un incontro domani, e ha annunciato di aver cominciato "un profondo esame" dei 646 ricorsi.
La difesa di Rafsanjani Khameni ha difeso l’ayatollah Hashemi Rafsanjiani, ex presidente della repubblica, dall’accusa di corruzione rivoltagli durante la campagna elettorale dal presidente Mahmud Ahmadinejad.
"Rafsanjiani - ha detto Khamenei - è stato tra i personaggi più seri e attive durante la rivoluzione e dopo la rivoluzione è stato tra le autorità più importanti accanto all’ayatollah Khomeini. Lo conosco da 52 anni e non ho mai avuto notizia di suoi arricchimenti illeciti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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