L’aiuola? È un antifurto Il verde pubblico scoraggia i criminali

L’aiuola? È un antifurto Il verde pubblico scoraggia i criminali

«Per fare tutto ci vuole un fiore» è il ritornello di un canzone scritta da Gianni Rodari che tutti i bambini hanno ascoltato almeno una volta nella vita. E non senza una punta di scetticismo: già da piccoli la favola del fiore simbolo di bellezza e ispiratore di virtù convinceva poco.
Eppure adesso è arrivato uno studio che sembra confermare l’utilità dei fiori. Non per «fare tutto» come dice la canzone, ma per diminuire la propensione al crimine. L’American Journal of Epidemiology ha preso in considerazione le casistiche riguardanti circa 725 mila metri quadrati di aree verdi recuperate a Philadelphia dal 1999 al 2008. E ha rilevato che bonificare e tutelare parchi e aiuole abbandonate rende le città più sicure. Non perché la bellezza e il contatto con la natura ispirino la virtù, ma perché i parchi ben tenuti inducono a pensare che qualcuno se ne prenda cura. Insomma una percezione di controllo che disincentiverebbe il crimine.
Solo una teoria statistica? In realtà già il sindaco di New York Rudolph Giuliani ha guadagnato voti e consensi al motto di «Tolleranza Zero» e ha inaugurato una stagione di lotta alla criminalità nella Grande Mela, proprio ispirandosi al principio della «finestra rotta». Secondo la teoria, frutto dei criminologi James Wilson e George Kelling, se in un quartiere un teppista spacca una finestra, e nessuno la aggiusta, è molto probabile che qualcuno si convinca che le trasgressioni sono tollerate e ben presto farà lo stesso. Al contrario chi vive in un ambiente che percepisce come curato e controllato, sarà più portato al rispetto delle regole. Altro che bellezza e poesia dei fiori: il migliore alleato nella lotta al vandalismo rimane la paura di essere sorpresi e puniti.
Ernesto Savona, ordinario di Criminologia nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano conferma che il verde può rappresentare un argine al teppismo urbano: «È provato che le aiuole e l’arredo urbano disincentivino le cattive azioni. Il principio è semplice: l’ordine argina il crimine, il disordine lo crea. Ma in Italia gli urbanisti del verde sono più attenti alla piacevolezza estetica che alle conseguenze che la progettazione può avere sulla sicurezza».
Perché la teoria secondo la quale i fiori possono arginare il teppismo è un concetto di importazione che in Italia ha attecchito poco, anche se Clara Cardia, a capo del Laboratorio qualità urbana e sicurezza al Politecnico ricorda il caso di Parco Sempione a Milano: «È sempre stato piuttosto degradato - ha spiegato - ma da quando è iniziato il programma di manutenzione del verde, è diventato un posto sicuro».
E se le teste d’uovo di sociologia e architettura restano impermeabili all’idea, da noi ci sono semplici cittadini che ne hanno intuito la portate. Giovanni Renzi, architetto milanese con studio in via Washington una mattina del 2009 ha piantato di sua iniziativa erba e fiori nell’aiuola davanti al suo ufficio e in poco tempo ha fatto proseliti: gli abitanti di dodici condomini l’hanno seguito e adesso sono venti gli stabili del viale che contribuiscono alla semina e alla piantumazione, mentre anche i residenti delle vie limitrofe si stanno organizzando.

E l’architetto spiega: «Finché era solo il mio pezzettino di marciapiede a essere curato, passavo la giornata davanti all’ingresso a raccogliere rifiuti, sigarette, cartacce, e bisogni di cani. Ma da quando l’iniziativa si è estesa i passanti sono diventati civili».
E perlomeno i fiori, a differenza delle telecamere di sorveglianza, non faranno gridare nessuno all’intrusione nella privacy.

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