L’alleato radicale di Pisapia: «Milano aperta a gay e droghe»

MilanoMilano come Zurigo, ma la puntualità svizzera non c’entra e la cioccolata, purtroppo, neppure. No. Quel che vorrebbe imitare Marco Cappato si può riassumere con lo slogan molto chic e soprattutto radical: Milano gay and drug friendly. Dice che «giusto qualche Giovanardi si può spaventare, dai», e in effetti il sottosegretario alla Famiglia deve aver fatto un balzo, se stava ascoltando Radio 24.
Ai microfoni della Zanzara, il dirigente radicale, presidente dell’associazione Luca Coscioni e capolista della lista Bonino - Pannella in corsa con Giuliano Pisapia, l’ha messa così, come una delle cose da fare. «Non è nel programma della coalizione, ma spero di convincere la città». E se mai, metti che la città non ne voglia sapere, basterà convincere l’amico Giuliano, l’avvocato che ieri ha detto «io sto con la Milano per bene» ma intanto sull’agognata poltrona di Palazzo Marino se ci arriverà sarà anche con i voti della Milano per male.
Del resto, magari l’alleanza storcerà il naso, chi glielo spiega agli ex Margherita, quelli che per intenderci stavano nella Dc con Giovanardi, che la capitale morale d’Italia se ne può un po’ fregare della moralità? Epperò ricorda il neo eletto consigliere comunale, chissà se di maggioranza, che il Pisapia «individualmente è persona laica e garantista». Quindi ecco il da farsi: «A Milano bisogna fare come a Zurigo: piuttosto che lasciare morire di overdose o di Aids la gente agli angoli della Stazione Centrale, creare luoghi dove sotto controllo medico queste persone possano avere la vita salvata e un minimo di assistenza sociale», insomma l’evoluzione delle stanze del buco proposte dal candidato sindaco del centrosinistra.
Ma Cappato ha anche un’altra idea: Milano città gay friendly: «È anche una questione economica – argomenta – tutti sanno che il turismo delle persone gay è un turismo che rende: il Comune dovrebbe adoperarsi per facilitare pacchetti turistici ad hoc, mettere in contatto domanda con offerta, non una cosa ghettizzante». Poi il botto finale: «Mi sembra scontato promuovere il Gay Pride a Milano». Gli pareva scontato, a Cappato, anche promuoverlo a Mosca, il Gay Pride. Era il 2007 giusto in questo periodo, 27 maggio.

Andò laggiù a volantinare una lettera per il sindaco Luzhkov, in cui sollecitava lo svolgimento della kermesse. La distribuzione dei volantini finì in rissa con gruppi di estrema destra, Cappato ancora oggi accusa la polizia russa di aver arrestato lui e non gli aggressori.

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