L’ex questore che ama la sicurezza e odia la celebrità

Mi sembra di vederlo, perfetto nei suoi abiti di taglio impeccabile senza mai essere azzimato. Mi sembra di sentire ancora il tono della sua voce nell’ufficio-piazza d’armi di via Fatebenefratelli a Milano, quando ci stava lui in qualità di questore, dal 2002 al 2006. Un tono gentile, pacato, a volte persino suadente. Ma inequivocabilmente schietto e fermo, che non ammette repliche, mai accompagnato da ammiccamenti, tanto per intenderci. Come quando sosteneva, non senza un certo compiacimento, che lui conosceva persino «l’ultima pietra della questura di Milano» e che aveva «uomini fidatissimi persino nell’ultimo commissariato della città». E per questo era amatissimo. O molto odiato. Come accade a coloro per i quali andare d’accordo con tutti non è tra i principali obbiettivi della vita.
Ora che il suo nome è sulla bocca di tutta Italia, il prefetto di Parma Paolo Scarpis - 62 anni e oltre 200 partite di calcio dirette a San Siro come funzionario dell’ordine pubblico - non è di certo contento di tanta celebrità. Tuttavia quel che deve essere fatto va fatto, punto e basta. E la sicurezza della città e della gente che ci vive viene prima di tutto, Scarpis non ha mai fatto mistero di pensarla a questo modo, di essere prima di tutto uno «sbirro».
Nel ’97 Scarpis aveva abbandonato la «sua» Milano (dove aveva vissuto sin dall’infanzia pur essendo nato a Macerata e dove aveva cominciato come poliziotto sulle volanti) dopo 26 anni di carriera e incarichi di ogni genere, ben deciso a lasciare qui famiglia e residenza, con la promessa implicita di ritornare. Nei sette anni e mezzo successivi è stato prima questore di La Spezia, poi nella Brindisi in guerra per il contrabbando e nella Brescia delle proteste per l’immigrazione. Poi, tornato sotto la Madonnina, aveva coniato l’espressione «truffa della solitudine» per definire le imprese criminali di coloro che raggirano gli anziani. Contro quei bei tipi si è battuto come un leone. Non senza, prima, aver esortato i milanesi a mettere da parte indifferenza e spocchia verso i vicini di casa e a farsi «un po’ di più gli affari altrui». Risultato: queste truffe calarono del 60 per cento.

Nel gennaio 2007 ha chiuso gli uffici interregionali di polizia a Catania e nel marzo scorso è diventato prefetto di Parma, un incarico che affronta, come sempre, con il piglio d’entusiasmo e orgoglio che servono per fronteggiare una nuova avventura. Quindi attenzione signori: Paolo Scarpis è tornato.

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