L’Idv nei guai: alle elezioni con le firme false

Almeno sette liste molto sospette con una serie di firme visibilmente tarocche, una lista sospetta in modo particolare, contro cui ci sarà presto un ricorso al Tar da parte del Pd locale. Siamo a Mantova, e le cose non vanno affatto bene, soprattutto per l’Idv, il partito degli onesti. Sfortuna vuole che nel giorno in cui scoppia il bubbone tra i dipietristi mantovani in città ci sia proprio Tonino, che tace ma sa. La lista nel mirino dei magistrati è proprio la sua, e a pochi giorni dalle elezioni comunali di Mantova (contemporanee alle regionali) il danno d’immagine è notevole.
Ne sa qualcosa Benedetta Graziano, commercialista e assessore Idv del Comune di Mantova ma anche segretaria provinciale del partito. Anzi, ex segretaria, perché ieri, mentre Di Pietro arrivava a Mantova per tirare la volata della campagna elettorale e mentre le voci sulle irregolarità della lista si rincorrevano per le strade della città gonzaghesca, la Graziano ha annunciato a sorpresa le sue dimissioni dall’incarico nell’Idv e il ritiro dalla campagna elettorale. Una coincidenza? Molto improbabile. In realtà, nel guazzabuglio delle firme (probabilmente) false presentate all’ufficio elettorale del Comune di Mantova, l’Idv ci sarebbe dentro fino al collo, con ben 139 sottoscrizioni molto sospette se non palesemente irregolari, certificate dalla segretaria provinciale dell’Idv.
La Procura ha inviato i carabinieri in Comune per chiarire la faccenda e nel frattempo il dirigente dell’ufficio comunale si è dimesso. Ma, oltre alle autorità giudiziarie, c’è anche chi indaga «privatamente» sulla questione: il consigliere del Pd Maurizio Vasori, che ha ingaggiato un perito grafologo di fiducia per analizzare le firme. «Ho visto decine di sottoscrizioni che sembrano fatte dalla stessa mano - ha raccontato ai quotidiani locali - e moduli in cui dovrebbero andare al massimo 13 firme riempiti invece all’inverosimile». In particolare la lista dell’Idv, che tra l’altro, se privata delle firme palesemente irregolari, andrebbe al di sotto del numero necessario per essere accettata. Per questo il consigliere Pd ricorrerà al Tar, mettendo così in discussione la validità del voto del 28-29 marzo.
La dipietrista Benedetta Graziano, che è anche candidata alla Regione Lombardia per l’Idv nel listino di Penati, cioè nei posti sicuri in caso (molto remoto) di vittoria del centrosinistra in Lombardia, non ha fatto alcun accenno al caos delle firme sospette durante il suo intervento pubblico con Tonino. Anzi, ha motivato le sue dimissioni facendo accenno a un imprecisato clima di «intimidazioni mafiose frutto di un certo modo di far politica». In realtà la questione sul campo è molto concreta ed è, per il partito della legalità e della trasparenza, un’altra pesante tegola in testa che dimostra, ancora una volta, che l’apparato dipietrista è molto lontano dall’immagine di intransigenza e pulizia che il leader vende al pubblico.
C’è chi pensa che le dimissioni della Graziano preludano ad altri sommovimenti dentro gli organici dell’Idv lombardo, uno dei tasselli più pericolanti di tutto l’organigramma regionale di Tonino, con uno scontro violento tra tre fazioni, quella dei colonnelli legati (anche da parentela) con Di Pietro, quella dei fedeli guidati dalla senatrice Giuliana Carlino e quella (molto minoritaria ma molto nervosa) dei demagistrisiani. Il caso Mantova potrebbe far scoppiare un altro focolaio di scontro nell’Idv della Lombardia.

Quanto agli sviluppi giudiziari della faccenda mantovana, toccherà alla procura o al Tar decidere se invalidare le elezioni o ammettere l’Idv. E la Graziano? Si è dimessa da segretaria provinciale, ma non da assessore. Il posto che conta è quello. Ma l’aureola di puri e giusti è sempre più difficile da portare.

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