L’invito a nozze di Rotondi all’Udc «Venite con noi al governo»

Il ministro: «Evitate un’altra batosta alle europee del 2009». Ma Casini prende tempo: «Autonomi ancora un anno, dopo ne riparleremo»

da Roma

La fiammata centrista e agostana si accende di prima mattina, quando sulle agenzie rimbalza il testo di una intervista al Quotidiano nazionale di Gianfranco Rotondi. Il leader della Dc per le autonomie stende un ramoscello d’ulivo verso l’Udc di Casini, con un plateale invito alle nozze: «I tempi che hanno portato a una divisione con l’Udc - dice il ministro per l’Attuazione del programma - sono cambiati. In autunno è possibile allargare il governo. Ci sono formidabili condizioni per ricomporre lo strappo».
L’auspicio di Rotondi è chiaro, a condizione che «dall’Udc non venisse un diniego per riflesso condizionato». Dopo gli strappi feroci delle pre-elezioni, la domanda se Berlusconi sia al corrente di questa sua apertura ai centristi è obbligata. E il ministro replica così: «La mia riflessione è personale ma dentro una preoccupazione che appartiene a tutto il Pdl, e in primo luogo al presidente Berlusconi. In altre parole, l’Udc si è esclusa da sola, non siamo stati noi a mandarla via».
Gli chiedono ancora, cosa avrebbe da guadagnare Casini entrando nel Pdl? «Questa è l’ultima fermata - risponde Rotondi- lui può salire tenendo presente che è alle porte una nuova tornata elettorale e in autunno è possibile un allargamento del governo. Oppure può scegliere un altro tragitto, sul quale ritengo però si abbatterebbe la mannaia delle due elezioni: in Europa tutti i partiti democristiani che hanno scelto la sinistra sono spariti nel giro di due elezioni. E una l’Udc l’ha già consumata».
Insomma, un biglietto di ingresso nella maggioranza e un premio di arruolamento con una poltrona nell’esecutivo. A cui Francesco Pionati, portavoce nazionale dell’Udc, non chiude subito la porta: «Apprezzo sinceramente l’intenzione di Rotondi di lavorare per ricucire i rapporti tra Pdl e Udc. «La mia è una valutazione personale di metodo e non di merito, poiché mancano gli elementi concreti di giudizio». A ravvivare l’offerta contribuisce anche una dichiarazione di Flavio Tanzilli, dell’ufficio politico della Dca: «Condivido l’analisi di Rotondi: in vista dell’autunno si potranno creare le condizioni perché l’Udc rientri nel centrodestra e, dunque, faccia parte del Pdl e anche della compagine governativa».
Ma per farsi un’idea di cosa può passare per la testa di Casini bisogna sentire uno degli uomini a lui più vicini, Roberto Rao, deputato, portavoce, grande regista della comunicazione dello scudo crociato. «Per carità - esordisce Rao - l’offerta di Rotondi è un attestato di attenzione che non può non farci piacere, però...». Però? «Questa proposta è dettata da una percezione di debolezza della componente centrista del Popolo della libertà che ovviamente costituisce una preoccupazione per Rotondi. Ma che è esattamente il motivo per cui, prima del voto, l’Udc fece la scommessa di correre da sola».

Quindi, ed è questo il corollario del ragionamento di Rao, avendola vinta con il raggiungimento del 4%, quella scommessa, «perché dovremmo accettare ora quello che non ci convinse prima del voto?». Insomma, salvo terremoti, la linea dei casiniani è ancora questa: «Puntare sull’autonomia - conclude il deputato - che ci hanno chiesto due milioni di elettori. Di sicuro fino alle europee».

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