L’ira della base sul web: «Walter, vattene»

da Roma

Volendo bene a Walter Veltroni, si potrebbe edulcar la pillola malignando che quelle mail così velenose, da mandare a picco la corazzata Potemkin, le ha scritte sotto falsi e molteplici nomi un furioso Furio Colombo, forse un incarognito Marco Travaglio, perché non Massimo D’Alema. Ma quando la raffica del primo giorno triplica dopo sole 24 ore, e poi diviene valanga inarrestabile che monta tuttora, uno tsunami di messaggi indirizzati al segretario del Pd da abbattere una mandria di tori, come fai a prendertela con gli amici/nemici, denunciare il complotto o la congiura, invocare il destino cinico e baro? Puoi al massimo prendertela col giornale principe del tuo partito, la «tua» Unità, che ha aperto il forum on line sollecitando il parere e il giudizio della base, sì, del popolo Pci/Pds/Ds/Pd. Il quale popolo si sta sfogando come un fiume in piena. Sparando ad alzo zero sul quartier generale. Anzi, direttamente sul giovane Walter e i suoi dolori.
Chissà se dal loft, o dalla direzione stessa dell’Unità, calerà l’ordine di chiudere la tribuna incautamente aperta, «compagni basta col dibbattito», o se continuerà, e per quanto, il bruciante stillicidio della tortura per il segretario al palo? Nel dubbio precipitatevi sul sito del giornale fondato da Antonio Gramsci - e diretto anche da Veltroni al tempo delle videocassette - prima che il forum venga oscurato. Potrete leggere tra i più freschi messaggi di ieri uno sconsolato Gianni - giuro che non si tratta del sottoscritto - che confessa e accusa: «Il mio primo voto tanti anni fa è stato per il Pci di Berlinguer, l’ultimo al Pd di Veltroni. Ci sono cascato, ma è kiaro ke la prossima volta sarà o per Idv o speriamo una sinistra seria rifondata ke fa opposizione».
Come è sgorgata la slavina del dar voce ai militanti, ai volontari usi a obbedir tacendo dalle feste dell’Unità sino ai porta a porta elettorali? S’è aperto il dibattito tra le anime dirigenti del Pd (non chiamatele correnti, perché fa tanto prima e sconsolata Repubblica) sul dove collocarsi in Europa, più precisamente nell’Europarlamento: se col Pse unico e blasonato contendente del Ppe che accoglie Berlusconi e Fini, oppure nella minoritaria Alde prodianrutelliana sognando il mitico Ulivo mondiale. Saggiamo il polso ai nostri elettori, han pensato all’Unità, diamo voce alla base. E si son spalancate le cataratte, perché il dibattito sul dove sedersi a Strasburgo s’è caricato di tutte le delusioni, le frustrazioni e lo scoramento maturati in questi mesi di gestione veltroniana.
«Veltroni ha distrutto tutto», clicca Choedrak. «Questo Pd è già arrivato al capolinea. Ora oltre a non sapere che fare in Italia non sa neanche cosa fare in Europa. Popolo di sinistra, se ci sei non votare più Pd. È solo una banda di irresponsabili», gli fa eco Renzo. «Da Gramsci a Veltroni, ovvero dall’autore dei “Quaderni” al raccoglitore di figurine autore de “Il calcio è una scienza da amare”. Come siamo caduti in basso!!! Quando finirà questo calvario? Quando se ne andrà nella sua America?», lamenta Angelo. «Ad essere sinceri non mi frega nulla di dove si collocherà il Pd nel Parlamento europeo. Per l’amor di Dio fate una seria opposizione all’attuale governo, basta collaborare!», esorta Bruno. «E io che avevo tante aspettative con il Pd...», sospira Titti.
È l’angoscia del Che fare? a dar tormento alla base del Pd che finalmente trova libero sfogo nel sito internet dell’Unità. Pure Lenin si pose quell’interrogativo arrivando però al Palazzo d’Inverno, mentre Veltroni par puntato sul proprio ombelico, al più sul proprio e su quello di Rutelli, a giudizio dei suoi delusi seguaci. Dove volete sedere a Strasburgo? «Se andate avanti così, nei banchi della destra europea (forse). C’è il governo ombra ma non c’è ombra di opposizione», risponde MC.

«Ho proprio paura che, se va avanti così, il Pd al 2013 non ci arriva», prevede Massimo. «Il Pd a quella data non ci arriva», insiste Dalida. «Essere o non essere: questo è il problema», ironizza amaramente Leo. «Né carne né pesce proprio come Veltroni», archivia desolato Max, «che amarezza...».

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