Nell'agosto del 1851, anno e mese in cui viene assegnata la prima volta la Coppa delle Cento Ghinee, poi Coppa America, il quotidiano inglese Merchant scrive: «Gli Stati Uniti stanno dimostrando che, una volta diventati padroni dell'oceano, domineranno a lungo il mondo civilizzato». La regina Vittoria, la donna più potente che sia mai esistita, aveva visitato la goletta America, trovandola molto pulita, adatta alla sfida. Si racconta che con gesto non proprio regale passò il dito sopra una mensola. Aveva già imparato, come ogni re inglese, che il possesso del mare era fondamentale. Vittoria quel 22 agosto incassò la sconfitta delle sue barche con il consueto «never complain, never explain». Bisogna riconoscere a quel giornalista del Merchant una capacità visionaria, riletta un secolo e mezzo dopo. Una delle poderose valenze della regata più famosa, quella di cui stiamo per vivere la trentaduesima edizione, una delle ragioni della sua leggenda è proprio quella di saper leggere e anticipare i tempi. E questi sono tempi nuovi. Perché? Le tasse di iscrizione si pagano in euro e non in dollari, ci si allena a Dubai, tra gli sponsor dei sindacati in gara c'è Emirates.
La Auld Mug, questo il nome confidenziale della vecchia brocca, ha viaggiato come un ambasciatore perfino in Cina. Il simbolo del Nuovo Mondo ritorna nel Vecchio Continente, conquistata dalla verde Svizzera con uno squadrone internazionale. Abituati ad associare la bandiera rossocrociata a qualche sciatore fa effetto vederla su una barca. E Sui 64, la barca che ha vinto nel 2003, per ora utilizzata come laboratorio per esperimenti di velocità, sarà presto rimessa in condizioni originali ed esposta a Ginevra, sede della Société Nautique che ha lanciato la sfida vincente.
Si comincia domenica con la cerimonia dell'unveiling. Si prosegue due giorni dopo con la fleet race dell'Act 13 che definirà la classifica con cui partire per la vera Louis Vuitton Cup e i primi due Round Robin, gironi in cui tutti gli sfidanti incontrano tutti. Solo quattro andranno alle semifinali, gli altri sette faranno le valigie mentre Alinghi osserverà con cura ogni mossa. Significa che avranno corso in tutto venti regate della fase calda. Una provocazione? Beh se un sindacato «ricco» verrà escluso in questa breve fase eliminatoria avrà speso qualcosa come 3 o 4 milioni di euro a regata. Certo, il ristoro degli sponsor è arrivato soprattutto in questi anni di Act preparazione e attesa, però...
L'Italia, che negli anni di Beppe Croce, John Kennedy, Gianni Agnelli era stata considerata «non pronta», è presente con tre sfidanti. Un record. Gli americani nell'87 a Perth per riportare la Coppa in America ne iscrissero sei, ci riuscì Dennis Conner con Stars & Stripes.
Luna Rossa è la veterana, alla terza volta. Il sindacato condotto da Francesco de Angelis ha vinto la Louis Vuitton Cup alla prima volta, quella del cambio di millennio. Adesso però è più forte, rotonda, internazionale. Lo skipper napoletano ha modificato il modo di vedere e gestire le cose. Ha scelto di lasciare il timone a James Spithill, che in passato è stato suo avversario con Young Australia e One World. James nelle regate disputate finora con Luna Rossa (guarda il video di Luna Rossa in allenamento), se le statistiche valgono qualcosa, ha vinto il 62% delle partenze disputate in queste regate preliminari. Vincere la partenza, cioè mettere la prua oltre la linea per primi, non sempre serve a conquistare la regata, ma è un buon inizio. Anche la media degli avversari è molto cresciuta e quindi, può sembrare paradossale, la Luna è più forte ma la strada per vincere non è più semplice. Gli altri italiani sono Mascalzone Latino Capitalia e +39. Mascalzone è alla seconda sfida, lo skipper Vasco Vascotto utilizza Flavio Favini e Jes Gram Hansen come timonieri, è stato autore nelle scorse settimane di un bel crescendo di prestazioni che lo fanno collocare nella scala dei valori subito a ridosso dei tre fortissimi.
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